Riemerge la febbre da ebola
Un nuovo focolaio di febbre emorragica da Ebola è riemerso a Bikoro, nella provincia di Equateur. L’agenzia specializzata delle Nazioni Unite ha in effetti registrato 32 casi (2 casi confermati, 18 probabili e 12 sospetti), compresi 18 decessi, tra il 4 aprile e il 9 maggio situata a Nord-Est di Kinshasa, al confine con il vicino Congo. Il 3 maggio, invece, il governo ha segnalato 21 casi di febbre emorragica e 17 decessi nella comunità nell’area di Ikoko Impenge nella zona di salute del Bikoro. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato «alto» il rischio di diffusione dell’epidemia di ebola nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e ha annunciato che ci si sta preparando «al peggiore scenario possibile».
Per contenere questa malattia pericolosa e contagiosa, e quindi prevenirne la diffusione, Medici senza frontiere ha inviato una squadra dal Congo Emergency Pool a Bikoro. Questa squadra sarà incaricata di valutare la situazione e preparare una risposta il prima possibile in collaborazione con le autorità sanitarie locali. A livello regionale, 9 Paesi confinanti sono stati messi in allarme e il rischio è stato ritenuto «elevato» per la Repubblica centrafricana e per la Repubblica del Congo, «a causa della loro vicinanza al fiume Congo», come osserva l’Oms.
Quali mezzi di risposta al flagello? La Nigeria non ha confini con la Rdc, ma dal 9 maggio, chiunque provenga da una città congolese dovrà sottoporsi a controlli sanitari. Una misura che viene fornita con l’aiuto dei medici dalla Nigeria, l’unico Paese dell’Africa occidentale ad avere un laboratorio mobile per le febbri emorragiche. Il Centro nazionale per il controllo delle malattie (Ncdc) della Nigeria ha già offerto l’esperienza di gestione epidemica della Rdc, oltre al suo laboratorio specializzato, che dovrebbe aderire al piano di risposta di Oms, Unicef, Banca Mondiale e Croce Rossa.
L’Oms sta inoltre aspettando il via libera dalle autorità della Rdc per distribuire un vaccino sperimentale contro l’Ebola. L’Onu spera di far atterrare le attrezzature «questo fine settimana» con gli elicotteri e l’Oms vuole istituire un vero “ponte aereo”, il prima possibile, per portare gli aiuti indispensabili. Problema: nessuna pista per atterrare.
Lo ricordiamo, la malattia, scoperta nel 1976, prende il nome dal fiume Ebola nella Rdc al confine con la Repubblica centrafricana. Nell’agosto 2014, il Paese ha già conosciuto l’inizio di un’epidemia che ha ucciso ufficialmente circa 50 persone. Già nel 2017 la febbre da ebola era riemersa nella Rdc nella regione di Bas-Uele, una provincia nel Nord del Paese, ai tropici. Rapidamente circoscritta, aveva ufficialmente ucciso 4 persone. Con questa nuova apparizione a Bikoro, a quasi un anno di distanza, il virus ebola sembra essere un macabro déjà vu, visto che è il nono accesso di ebola nel Paese.
L’epidemia più violenta della storia ha colpito l’Africa occidentale tra la fine del 2013 e il 2016, causando oltre 11.300 morti per 29 mila casi accertati, oltre il 99% in Guinea, Liberia e Nigeria, oltre che in Sierra Leone. L’Oms è stata quindi fortemente criticata per la risposta lenta: molti la accusano di ritardi nel dichiarare una «emergenza di salute pubblica di interesse internazionale».