Rieducarsi alla nonviolenza

Continua l'approfondimento sulle iniziative di legge e sulle campagne di sensibilizzazione avviate in India dopo i gravissimi episodi di stupro di gruppo avvenuti nel Paese ai danni di donne e bambine
New Delhi

In questi giorni, un amico indiano mi faceva notare come la violenza, spesso nemmeno troppo sottilmente velata, pervade molte espressioni sociali e vitali del Paese. I film tradiscono violenza nelle scene e nel linguaggio, e violento è anche il mondo della politica, dove, recentemente, Narendra Modi, rappresentante del partito fondamentalista indù del BJP ha otenuto un nuovo mandato come Primo ministro dello stato del Gujarat. I suoi discorsi sono intrisi di violenza e Modi non è stato mai completamente scagionato dalle accuse di aver fomentato scontri fra musulmani e indù che causarono la morte di un migliaio di musulmani nella cittadina di Godhra, dopo che un gruppo di facinorosi, mai chiaramente identificato, aveva dato fuoco a un treno causando la morte di 60 persone. Non c’è, dunque, da meravigliarsi se corruzione endemica e violenza portano ad atti come quello di Delhi e scatenano altrettanta violenza come manifestazione di protesta.

Tuttavia, quanto accaduto e la tensione ancora latente, hanno ottenuto risultati. Il governo centrale ha annunciato nelle scorse settimane di voler lanciare campagne di sensibilizzazione di genere in oltre diecimila scuole medie del Paese. Nel frattempo, anche la Caritas India, oltre ad aver sottolineato come la pena di morte possa aiutare a eliminare i criminali ma non a fermare i crimini, ha ribadito la grave preoccupazione per la deriva presa dal dibattito, che «non affronta la mancanza di sensibilità di genere» e le ragioni dietro «i crescenti episodi di violenza, in particolare contro donne e bambini».

L’organo di servizi sociali della Conferenza episcopale indiana (Cbci) ha presentato un documento al Justice (Retd) js verma committee, organismo incaricato dal ministro Sushil Kumar Shinde di indicare come modificare l'attuale legge sullo stupro e sui crimini contro le donne, con alcuni suggerimenti volti a promuovere l'uguaglianza tra uomo e donna. Fra le varie organizzazioni impegnate in questo senso c'è Chetanalaya, una organizzazione non governativa della diocesi di New Delhi, che tra le sue finalità principali ha proprio quella di diffondere l'uguaglianza di genere.

«Noi operiamo in quelle zone ad alta emergenza umanitaria – ha dichiarato il direttore, p. Savari Raj –, come le colonie di reinsediamento e gli slum. Dopo il grave stupro di gruppo di New Delhi, abbiamo lanciato iniziative in tutte le nostre sedi». I progetti di Chetanalay vanno da momenti simbolici – come le marce a lume di candela in 30 colonie di reinsediamento – ad altri più pratici, come seminari e corsi di formazione. «Dopo vari incontri con il nostro staff, che conta più di 18 mila donne, abbiamo avviato un certo tipo di dialogo con le donne degli slum».

Nelle baraccopoli spesso i ragazzi non ricevono un'istruzione di base. Per questo un altro progetto che è necessario lanciare a breve è un corso di educazione sessuale rivolto a ragazzi e ragazze. Inoltre, aggiunge il direttore, «vogliamo creare una leadership al femminile, per rendere queste donne in grado di formare persone a loro vicine». È stato molto utile anche «il corso di autodifesa, per insegnare alle ragazze a reagire alle aggressioni che avvengono quando vanno a lavoro o tornano a casa».

(fonti The Hindu, Fides, AsiaNews)

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