Ridurre le disparità, anche nell’allattamento

"Stop alle disuguaglianze" è il tema della settimana mondiale dell'allattamento al seno attualmente in corso, promossa in Italia dal Movimento allattamento materno italiano (Mami). Numerose le iniziative portate avanti
Per la giornata del latte iniziativa di Save the Children con allattamento al seno ad Expo2015. Milano, 29 maggio 2015. ANSA/STEFANO PORTA

Si tiene ogni anno dall’1 al 7 ottobre la settimana mondiale dell’allattamento al seno, promossa in Italia dal Movimento allattamento materno italiano (Mami). Il tema di quest’anno, scelto dalla Waba – World Alliance for Breastfeeding Action (alleanza mondiale per la promozione dell’allattamento materno) è “Stop alle disuguaglianze – sostegno a 360 gradi”: anche il fatto di poter o meno allattare, infatti, è fattore di disparità sociale ed economica, in particolare in situazioni di emergenza e di crisi.

Per il bambino è infatti importantissimo, come raccomanda l’OMS, essere allattato esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita, e mantenere l’allattamento complementare almeno fino ad un anno, e auspicabilmente fino a due: il latte materno è infatti pulito e sicuro, riducendo il rischio di infezioni; contiene tutti i nutrienti dei quali il bambino ha bisogno dalla nascita e nel corso della sua crescita, dato che varia la sua composizione nel corso del tempo; fornisce anticorpi, aiutando il suo sistema immunitario ancora immaturo. È chiaro quindi che un bambino che non può essere allattato perché la madre non ha ricevuto adeguato sostegno (vuoi nell’avvio dell’allattamento, vuoi perché sul lavoro non le viene consentita una riduzione d’orario, vuoi perché non è stata aiutata nel curare la propria salute e l’

alimentazione e questo ha avuto ripercussioni negative sull’allattamento) si trova, e la sua famiglia con lui, in una situazione di potenziale svantaggio. Aggiungiamoci pure che il latte artificiale ha costi notevoli, e questo aggiunge anche un elemento di disuguaglianza sul fronte economico.

«Abbiamo scelto “sostegno a 360°” perché tutte le famiglie con una nuova vita tra le braccia, non importa cosa stiano cercando, dove stiano guardando, di che sostegno necessitino, ogni sguardo, ogni dubbio, ogni parola deve trovare dall’altra parte un medico, una comunità, un/a operatore/trice sanitario/a, un/a responsabile delle risorse umane, un/a dirigente del nido, insomma una persona, competente, informata, libera da interessi, o semplicemente… accogliente!», afferma il Mami nello spiegare il significato dello slogan.

Viene quindi posta l’enfasi, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, sul sostegno alle neomamme nell’avvio e nella prosecuzione dell’allattamento; ma anche all’aspetto sociale per una maggior accettazione del fatto di allattare anche in pubblico, trattandosi di un atto del tutto naturale – e che peraltro, contrariamente a quando può credere chi non ha mai provato, non lascia nemmeno il seno in vista, in quanto il bambino lo copre con la sua testa. Si ricorderà lo scalpore destato dal fatto che sia stato consentito alle deputate, nell’ultima legislatura, di allattare in aula, e di come siano diventate virali le immagini della deputata Gilda Sportiello con il piccolo al seno: segnale che tutto ciò è ancora considerato “anomalo”.

Numerose le iniziative in tutta Italia, organizzate anche dalle Asl e da strutture ospedaliere: si va dagli incontri nei consultori fino ai flashmob – come quello dal titolo “Allattiamo insieme”, organizzato per il 7 ottobre alle 16.30 in Piazza Trento e Triste a Milano su iniziativa dell’IRCCS San Gerardo, consultori e dell’università Milano Bicocca. Chi desiderasse può quindi informarsi presso gli enti del proprio territorio.

Ma qual è la situazione in Italia in quanto ad allattamento al seno? Secondi i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, all’età di due-tre mesi solo il 46% dei bambini è allattato esclusivamente al seno, percentuale che scende al 30% a 4-5 mesi, con le regioni del Sud fanalino di coda (in Sicilia si scende addirittura al 13,5%). Segnale che rimane ancora molta strada da fare sul sostegno alle donne e sul fronte culturale, dato che le ragioni di salute per le quali non è possibile allattare coinvolgono una percentuale di mamme e bambini estremamente più bassa.

Esistono, oltre a ospedali e consultori, anche altre realtà che offrono sostegno: ad esempio La Leche League, organizzazione di volontariato internazionale, con volontarie appositamente formate per la consulenza in ogni Regione d’Italia.

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