Ridare voce alla nostra umanità
In effetti cosa altro ci sarebbe da dire di fronte ad una tale tragedia? Purtroppo questi eventi così dolorosi sono ormai diventati motivo di polemica, del tutto indifferente alla storia dei singoli che ne sono involontariamente protagonisti, alle indicibili sofferenze che, come una infinita via crucis, deve percorrere chi fugge dalla miseria più terribile, da speranze negate, da persecuzioni, dalle tante forme di guerra e violenza settaria che affliggono innumerevoli paesi e popoli.
Tutto questo ormai lo sappiamo benissimo, così come sappiamo benissimo cosa accade nella penultima tappa di questa orrenda via crucis: la sosta nei campi di concentramento e nei mercati degli schiavi in Libia. Negare, ma anche solo cinicamente sottovalutare ciò, non è forse altrettanto grave come negare la Shoah?
Che senso ha commuoversi per la morte piccolo Aylan, il bambino curdo siriano di pochi anni, vestito di rosso e riverso sulla spiaggia dell’isola greca di Coo, che nel 2015 divenne il simbolo della tragedia migratoria verso l’Europa? E del ragazzino maliano trovato cadavere in acqua con la sua pagella scolastica cucita nel vestito, efficacemente descritto da una recente vignetta giornalistica? Potrebbero benissimo essere figlio o nipoti nostri, e Dio non voglia che un giorno ciò possa effettivamente accadere anche a loro.
Il girare la testa dall’altra parte, oppure anche commuoverci per poi dimenticare il più rapidamente possibile, non ci richiamano invece ad una responsabilità non solo sociale e collettiva, ma anche personale? E questa responsabilità la dobbiamo esercitare con forza, intesa come determinazione ma senza aggressione verbale o polemica sterile, anche verso quella classe politica che maldestramente cerca consensi effimeri strumentalizzando queste sofferenze, fino al punto di fare pubbliche affermazioni insensate circa responsabilità degli operatori umanitari, e via discorrendo.
A chi ha dei dubbi, suggerisco con semplicità e pacatezza di provare a visitare e conoscere qualcuna di queste persone, andarle a trovare nei vari centri dove (coloro che sono sopravvissuti) si trovano in attesa di conoscere il loro destino, ascoltare le loro storie, condividere le speranze e portare con loro il carico di dolori dei loro popoli. Sarà poi il senso di umanità che ciascuno di noi si porta dentro, a suggerirci cosa altro fare, come giudicare eventi e responsabili civili, attribuire risorse e tempo libero, ed anche orientare il nostro voto nel momento nel quale saremo chiamati ad esprimerci.
Grazie presidente Mattarella, per averci ricordato il senso dell’umanità che ciascuna e ciascuno di noi si porta dentro nel più profondo della coscienza.
A nome dell’AMU – Associazione Azione per un Mondo Unito – ONLUS Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 11 – 00046 Grottaferrata (RM) Italia