Ricostruire insieme le case distrutte dal ciclone

Alcuni volontari raccontano la settimana di lavoro trascorsa a Torpé, in provincia di Nuoro, e del lavoro svolto, insieme a tanti altri, per rimettere in sesto le abitazioni devastate. Un'esperienza di gratuità, solidarietà e collaborazione
Volontari a Torpè

«Un paese: Torpè. 42 volontari e 11 case: questi i numeri che hanno caratterizzato l’allegro e colorato campo di lavoro svoltosi in questo piccolo comune al confine tra la provincia di Nuoro e quella gallurese di Olbia-Tempio, colpito dal ciclone Cleopatra che il 18 novembre 2013 ha messo in ginocchio numerose comunità della Sardegna.

A Torpè è successo tutto in pochi minuti, intorno alle 7 di sera, quando circa 100 milioni di metri cubi d’acqua, provenienti dalla vicina diga Maccheronis sul Rio Posada, si sono riversati sul paese, sommergendo case, serre, stalle e campi per un altezza che, nella parte più bassa del territorio, ha superato i 4 metri. È stata una fortuna che si siano salvati praticamente tutti scappando al buio sulle colline vicine o rifugiandosi per tutta la notte sui tetti. Solo un’anziana ammalata, costretta a letto, ci ha rimesso la vita. Altre comunità duramente colpite sono state Olbia, Uras, Oliena, Galtellì, con un bilancio complessivo di 17 morti. Un severo monito perché si lavori intensamente a ristabilire l’equilibrio spezzato tra natura e civiltà.

Il campo di lavoro, organizzato da Umanità Nuova insieme all’AMU e all’Associazione One Lab di Cagliari, rappresenta l’ultima tappa di un percorso iniziato subito dopo quel dramma, con l’apertura di un conto corrente dedicato all’emergenza alluvione, diventato per molti strumento di solidarietà locale, nazionale ed internazionale.

Nel giro di pochissimi mesi sono stati raccolti circa 50 mila euro, utilizzati inizialmente per aiutare numerose famiglie, di vari paesi, con l’acquisto di mobili ed elettrodomestici distrutti dalla furia dell’acqua.

Dopo questa prima fase, arricchita da nuovi e profondi rapporti di amicizia con molte delle persone conosciute in questa circostanza, quando abbiamo saputo che a Torpè c’erano ancora delle famiglie sfollate, ci siamo posti un nuovo obiettivo: elaborare un progetto di solidarietà finalizzato a ripristinare le condizioni minime di abitabilità e permettere il loro ritorno a casa.

Le fasi preliminari ci hanno visto intessere i primi rapporti con i “padroni di casa”: la giovane sindaco Antonella Dalu, il parroco, l’associazione Santo Torpè, trovando da parte loro immediata accoglienza e collaborazione. Così come con gli agenti della locale polizia municipale, in prima fila al momento dell’alluvione ed essenziali per noi per l’organizzazione del campo di lavoro con la loro profonda conoscenza del territorio e delle persone. Mediante un bando comunale, abbiamo raccolto 12 richieste di intervento da parte di altrettante famiglie.

Contemporaneamente abbiamo invitato amici, colleghi, parenti e conoscenti a condividere con noi questo ambizioso obbiettivo: rispondere a dei bisogni concreti e improrogabili, ma anche e soprattutto stringere dei rapporti di amicizia e reciprocità, che riteniamo abbiano un valore ben più alto e duraturo di un semplice intervento tecnico. Non immaginavamo che in poco tempo si sarebbero lasciati coinvolgere complessivamente oltre 40 persone con una presenza media di 20 per turno. Inoltre tanti amici impossibilitati a partecipare hanno voluto essere presenti donando dei soldi o prodotti agricoli destinati alla preparazione dei pasti per i volontari.

Così siamo arrivati al 13 luglio, quando, giunti da ogni parte della Sardegna, una ventina di volontari, di tutte le professioni e d’ambo i sessi, di età comprese fra i 19 e i 72 anni, hanno preso possesso delle scuole medie, alloggio principale del gruppo. La mensa è stata stabilita presso la locale scuola materna, dove la bravissima Gianna ha cucinato per noi coccolandoci con maestria e rara simpatia dopo i pesanti turni di lavoro nella case.

Una bellissima esperienza di condivisione tra fatiche a 35 °C all’ombra, risate, momenti di svago nelle vicine spiagge e approfondimento dei rapporti di amicizia durante il lavoro o i pasti comunitari.

La reciprocità, tra noi volontari e con i cittadini di Torpè, è stata l’elemento fondante di questa esperienza e gli interventi sugli impianti elettrici, di sanificazione, imbiancatura, pulizia, idraulica nelle case alluvionate hanno visto la presenza costante dei proprietari che hanno lavorato insieme a noi, offrendoci sostentamento con alimenti e bevande. L’aspetto più commovente è stato però vedere la loro felicità, sentirsi dire che solo grazie a noi avevano trovato il coraggio dopo mesi, di rientrare a vedere la propria casa.

L’ultima sera il Comune e l’Associazione Santo Torpè hanno organizzato per noi una serata di festa con la presenza di famosi cantores e sonadores e di tutte le famiglie che hanno beneficiato del nostro intervento. E tornano ancora commozione e gioia per i rapporti costruiti e per la luce che abbiamo visto accendersi su tanti visi per troppi mesi rimasti spenti.

Alla partenza, dopo un’intensa settimana, inevitabili tristezza e commozione, ma accompagnate dalla consapevolezza di aver costruito qualcosa che, insensibile al tempo ed agli eventi atmosferici, durerà per sempre».

Cristiana Caredda, Tonio Congiu, Anna Dore, Arnaldo Scarpa, Salvatore Nicastro e Achille Napoleone

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons