Ricostruire, e bene
Valtopina è a due passi da Assisi. La nostra fortuna – mi dice il sindaco Giuseppe Mariucci – è che siamo vicini alla terra di san Francesco. La cittadina, infatti, sorge sulle colline umbre a meno di dieci chilometri dalla terra natale del patrono d’Italia e, seppur tanto piccola, riesce a catturare l’attenzione per la quantità e qualità di opere sociali e solidali che porta avanti. Il sindaco, la giunta comunale e tutti i cittadini costituiscono – se possiamo dirlo – una comunità fuori dal comune dove il sindaco riveste il ruolo di amministratore con passione – come egli stesso dice -, e non perché guadagno chissà quale stipendio, e dove tutti lavorano per il bene della collettività. Facciamo tutto col cuore, dice Francesca Leboroni che lavora al municipio. È questo l’ingrediente magico, quello fondamentale che fa di Valtopina una cittadina da ammirare, da cui trarre esempio, un paese dalle poche pretese, ma dalle alte potenzialità. Nella sua storia tanti sono stati i momenti poco felici, da ultimo il terremoto del settembre del 1997 che ha raso al suolo il paese quasi completamente: oltre l’80 per cento delle case è stato distrutto dal sisma e i suoi abitanti dal giorno alla notte sono rimasti senza nulla… Tutto era rimasto sotto le macerie e dinanzi non vi era altro da fare che rimboccarsi le maniche e lavorare. I cittadini di Valtopina non si sono tirati indietro e, con i propri mezzi personali – una semplice automobile nella maggior parte dei casi -, hanno iniziato a far parte di un gruppo di volontari della protezione civile che da quel momento è ancora vivo, sempre pronto ad operare nei momenti di necessità. Come sempre – commenta l’ex sindaco Giancarlo Picchiarelli – in momenti di emergenza e di crisi ci si aiuta e non si guarda a nulla se non a trovare la giusta soluzione; ma quello che avviene nei casi più disastrosi dovrebbe accadere quotidianamente . Sul suo volto compaiono le espressioni di una persona che crede profondamente in quello che dice e vuole fare della propria piccola società una famiglia dove ci si conosce, ci si incontra e gli uni sono pronti ad aiutare gli altri. Con questo spirito, ponendosi costantemente nuove sfide, hanno agito anche i soci dell’associazione Il mosaico di Perugia: nel ’97 hanno coinvolto amici, parenti e conoscenti in una raccolta di fondi da destinare ai terremotati. Gli appartenenti all’associazione – nata nel 1996 su proposta di alcuni membri del Movimento dei focolari col desiderio di aiutare gli immigrati presenti nella città di Perugia -, dopo aver coperto alcune esigenze immediate, hanno desiderato dar vita, grazie ai soldi raccolti, a qualcosa che durasse nel tempo. È nata così l’idea di destinare il denaro raccolto al comune di Valtopina per la costruzione di alloggi per persone anziane e giovani coppie. Quel settembre il sindaco e l’amministrazione comunale alloggiavano – come tutti gli altri cittadini – in tende, roulotte e container: quando si sono presentati loro gli amici dell’associazione, è sbocciato forte e immediato il desiderio di lavorare con maggior intensità perché tutti potessero conoscere il frutto del denaro donato loro e nessuno potesse rimanere deluso. Oggi, a distanza di qualche anno, possiamo dire di essere orgogliosi dei risultati – commenta il sindaco -; siamo riusciti a sistemare l’ottanta per cento delle case private, le strutture pubbliche e abbiamo fatto anche delle opere pubbliche. I dieci appartamenti per anziani e giovani coppie – a cui erano stati donati gli 80 milioni di lire dell’associazione – sono ormai pronti, il prossimo 25 marzo saranno inaugurati, ed entro luglio, dopo un bando di concorso, verranno consegnate le chiavi alle persone bisognose. Una sfida riuscita, ma anche un cammino da iniziare: la combinazione di fasce d’ètà così lontane fra di loro non è stata casuale, ma è il frutto di una riflessione sulla società di Valtopina e sui suoi cambiamenti nell’arco degli anni e ancor più in questo ultimo periodo. Gli anziani – ci spiega un consigliere comunale – oramai non si incontrano più al bar; così sta diventando sempre più forte ed evidente il problema della solitudine. Pensando ai dieci appartamenti che sono stati costruiti grazie anche ai fondi dell’associazione Il mosaico, ci è venuta l’idea di edificare un centro sociale accanto alle abitazioni: una sorta di grande salone dove ogni scusa è buona per incontrarsi, festeggiare qualche compleanno, organizzare la festa di carnevale, celebrare la messa domenicale. Ancora non sappiamo se la gestione sarà affidata agli stessi condomini o ad una società esterna; ma quello che vogliamo è che sia come uno spazio aperto dove ognuno possa trovar modo di dialogare, giocare, incontrarsi con l’altro. E questo farebbe bene anche alle giovani coppie perché oggi, sempre più, oltre al problema della casa – sempre in crescita, visto i costi elevati per l’acquisto di un appartamento – i giovani si donano poco all’altro. Questo incontro fra giovani e anziani ci sembra la combinazione vincente. Potrebbe sembrare una questione di colore politico, o della bandiera di valori che un gruppo di persone inalbera; eppure, quando si pensa al bene comune, la politica (come quella che stiamo vedendo in questi giorni in televisione) non trova spazio, lasciandolo alla sensibilità di ognuno: È stato per noi naturale – commenta il sindaco – continuare il percorso già avviato dall’amministrazione comunale precedente. Per me, che sono a capo di una comunità piccolissima – Valtopina ha 1500 abitanti – non si tratta di prendere soldi per un’attività organizzata piuttosto che per un’altra, quanto di aiutare tutti coloro che si rivolgono a me per trovare assieme la soluzione migliore. E il mio dolore più grande è quello di non riuscire a risolvere il problema di un mio cittadino. Qui, in paese, ci conosciamo tutti e io so le esigenze di tutti e tutti possono chiamarmi, incontrarmi senza l’utilizzo di intermediari. Io sono per l’incontro, per il rapporto con tutti i cittadini e questo aiuta tantissimo perché i cittadini, poi, sono i primi a lavorare per noi. Un rapporto che trova anche una base consistente nella fiducia presente tra cittadini e amministrazione, una fiducia che permette di riparare e costruire case senza la paura di essere derubati da un’impresa edile e/o di donare qualcosa senza il dubbio che magari il dono non sia stato utilizzato realmente per la comunità. Qualcuno potrebbe definirlo un paradiso terrestre immerso nelle colline, lontano dalle grandi città, dove non arriva il contagio dalla società delle grandi metropoli. Eppure non è così: quella di Valtopina è una realtà, non una bella favola da raccontare. Una realtà che siamo riusciti a realizzare – come ci dice l’ex sindaco – grazie al contributo di tutti: è un po’ come il mare che si forma goccia dopo goccia. È l’esperienza di persone che hanno donato gratuitamente ed altre che hanno ricevuto gratuitamente. Nella logica del dono – quello vero, senza fini o interessi – tutto funziona così, semplicemente. Armoniosamente.