Il vescovo D’Alise: un pastore con l’odore delle pecore
«Un Pastore con l’odore delle pecore», questa bella espressione di papa Francesco descrive perfettamente mons. Giovanni D’Alise, vescovo di Caserta, morto domenica 4 ottobre 2020, per arresto cardiocircolatorio nell’ospedale cittadino, dove era ricoverato dal 30 settembre, perché risultato positivo al Covid.
Don Giannino, come era conosciuto e amava farsi chiamare, era nato a Napoli nel 1948. Era originario di San Felice a Cancello, in diocesi di Acerra, nel cui seminario ha iniziato il suo cammino verso il sacerdozio. Ordinato presbitero nel 1972, ha svolto il suo ministero a Cancello Scalo, assumendo, allo stesso tempo, numerosi incarichi diocesani. Nel 2004 è stato nominato vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, in provincia di Avellino, e dopo 10 anni è stato trasferito alla Diocesi di Caserta. Aveva conosciuto il Movimento dei Focolari negli anni del Seminario. Attualmente faceva parte dei “Vescovi amici dei Focolari”, per i quali doveva svolgere una relazione al prossimo convegno, in programma a gennaio 2021.
Fin da giovane sacerdote, attraverso la sua esperienza di vita, in qualunque realtà ecclesiale si trovasse, ha cercato di costruire cammini di fraternità. Nella sua diocesi, particolarmente interessante è stata la nascita della scuola di formazione per i laici, in particolare per gli operatori pastorali: una realtà all’avanguardia negli anni ‘90. Insieme alla scuola, i convegni ecclesiali diocesani sono stati autentici momenti propositivi di comunione, anticipando quello che oggi papa Francesco propone come “metodo della vita ecclesiale”: la sinodalità.
La sua improvvisa e prematura “partenza” ha suscitato una vasta eco. Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha espresso la vicinanza della Chiesa italiana, ricordando «i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici impegnati nel volontariato che hanno reso bella la Chiesa in questi mesi. Si sono prodigati per gli altri, si sono spesi per gli altri, in alcuni casi fino all’estremo sacrificio come il nostro fratello Giovanni, che ci ha lasciato il senso di una vita».
Il Consiglio Regionale delle Chiese cristiane della Campania ha inviato un caloroso messaggio di partecipazione, nel quale parla di mons. D’Alise come di un «uomo di comunione e di dialogo, sinceramente impegnato per un cammino di fraternità e di unità non solo tra i cristiani ma tra tutti i popoli e le comunità che abitano la faccia della terra».
Durante i funerali, presieduti dall’arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza Episcopale Campana, il cardinale Crescenzio Sepe, la “sua” comunità parrocchiale di Cancello Scalo lo ha raccontato così: «Ricorderemo tutti l’autenticità della sua vocazione sacerdotale e la sacralità del suo ministero episcopale, la sua visione profetica di Chiesa, la sua testarda voglia di puntare sempre al miglioramento, l’apertura ai cambiamenti, la sensibilità ai problemi sociali, la capacità di comprensione e di discernimento, la grande dignità, lo spirito di sacrificio e la sua disponibilità per tutti e per ciascuno allo stesso modo: il “farsi uno” con tutti, insieme a quella sua vena umoristica, a volte provocatoria, che lo caratterizzava e lo rendeva un fine e raro conoscitore dell’animo umano, che ti scavava dentro fino a “liberarti l’anima”».
Queste parole, pronunciate con convinzione, sono state accolte con grande commozione: «Tutto di lui ci mancherà infinitamente e per sempre, ma la cosa più bella è che “tutto” è davvero accaduto: ogni attimo di vita con lui ha lasciato una traccia e una scia d’amore tenero, fecondo ed inesauribile, nei suoi familiari, nella nostra parrocchia di Cancello e nelle due diocesi che ha guidato in modo intelligente, generoso e trasparente, come “Pastore tra le pecore”. Testimonianza preziosa di una presenza importante, la sua morte lascia un vuoto incolmabile, una piaga profonda e un ricordo di infinita tenerezza e di amore dono».
Il ricordo si è fatto, poi, dolore struggente: «Caro Giannino, sei stato per noi il fratello, il padre, l’amico, la guida spirituale che tutti dovrebbero incontrare nella propria vita. Siamo cresciuti con i tuoi insegnamenti, con i tuoi consigli e con i tuoi rimproveri. Eravamo solo dei ragazzi: ci accoglievi in parrocchia e ci offrivi amicizia, presentandoci un Dio che non conoscevamo: “Dio Amore”. Umile e missionario, ci hai amati per primo e in modo concreto. Ci hai nutriti con il Vangelo di Matteo e ci hai fatto sperimentare la “Parola vissuta” nell’attimo presente, nel Gesù abbandonato e risorto e nel carisma dell’unità. […] Ascoltarti era sempre un’emozione intensa perché riuscivi a trasmettere la “verità” che rigenera lo spirito e rinnova lo stile di vita. I nostri incontri settimanali, i convegni, i ritiri, i colloqui personali, le catechesi, la scuola di formazione, la Caritas, le “battaglie” contro le ingiustizie. Ci hai donato veramente tanto, senza alcun risparmio di energie! Ti saremo sempre grati per la fede autentica, l’entusiasmo vero, la generosa donazione di esperienze di vita e per la speranza cristiana, instancabilmente e appassionatamente trasmessi. Un tesoro di saggezza sgorgava feconda dalle tue parole. […] Grazie a te abbiamo compreso di non essere soli nei nostri limiti e nella nostra voglia di migliorare: ora, sempre e senza aspettarci niente in cambio».
A guidare la diocesi, in attesa della nomina del nuovo Pastore, papa Francesco ha chiamato, come amministratore apostolico, l’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, che, nel presentarsi alla Chiesa di Caserta, ha voluto porsi nella scia della testimonianza di mons. D’Alise, ricordando «il suo acume pastorale, la sua cura per i più deboli e gli indifesi, la sua passione per la legalità e la giustizia». «Mons. D’Alise ha dato tutto di sé – ha affermato ancora il presule –: generosità, vicinanza, amore per la chiesa e per il suo popolo».