Ricordo di Luchino Visconti
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Il 17 marzo 1976 moriva improvvisamente Luchino Visconti, stroncato da una trombosi che lo aveva colpito la prima volta nel 1972, al termine delle riprese dell’oceanico Ludwig: 5 ore e un quarto di durata nell’edizione originale!
Ma oltre a un’uscita di scena inaspettata, il grandissimo maestro, giudicato da molti critici e cinefili come il regista più squisito e geniale di tutta la storia del cinema, aveva in serbo per amici e ammiratori un’altra sorpresa.
Pochissimi giorni dopo la sua morte, per suo espresso desiderio, come riferirono media e testimoni, i funerali di Visconti si celebrarono nella chiesa di S. Ignazio di Loyola, il grande tempio dei Gesuiti nel centro storico romano, fra via del Corso e Piazza della Rotonda.
Sul sagrato, nella maestosa navata e sotto la finta cupola di Andrea Del Pozzo, chi ha le tempie grigie ricorda il gotha del cinema mondiale riunito a dare l’ultimo saluto all’illustre scomparso, cominciando dal grande protagonista del Gattopardo, Burt Lancaster, rattristato e commosso come tutti i presenti in quell’umida mattina di marzo.
L’uomo e l’artista che, apparentemente, era vissuto lontano dalla fede cristiana e dalla Chiesa, non facendo mistero delle sue convinzioni marxiste, alla vigilia della morte optò per una scelta e una testimonianza di segno religioso. Al di là di questo “colpo di scena”, che ognuno giudicò allora e può interpretare adesso alla luce delle proprie visioni, evidentemente le più varie, ricordare oggi un genio e un artista dell’immensità di Luchino Visconti significa riempirsi il cuore di malinconia e di rimpianto, almeno in rapporto al cinema italiano.
Che naviga in acque diametralmente opposte a quelle solcate dall’autore della Terra trema e di Senso, di Rocco e i suoi fratelli e di Vaghe stelle dell’Orsa, di Morte a Venezia e di altri capolavori (non solo sullo schermo ma anche nei teatri di prosa e lirici).
Poesia, bellezza, rigore, professionalità, cultura – e fatica, perché no, amore, passione, tormento – trasudano da ogni fotogramma dei film viscontiani. E dal cinema italiano di oggi, ma in parte anche da quello hollywoodiano, che altro trasuda oltre a volgarità e dilettantismo?