Ricordare oggi Vittorio Bachelet

Giuseppe Notarstefano, presidente Azione Cattolica: «Vittorio Bachelet ci ha testimoniato che è irrinunciabile impegnarsi per una società più giusta, più equa, più fraterna». Il Consiglio superiore della magistratura ha intitolato la sua sede al giurista ucciso dalle Brigate Rosse
FOTO D'ARCHIVIO DI VITTORIO BACHELET- ANSA

Il Palazzo dei Marescialli, sede del Consiglio superiore della magistratura (Csm), dal 1962, a piazza Indipendenza, a Roma, è stato dedicato a, Vittorio Bachelet, che fu vicepresidente del Csm dal 1976 al 1980, assassinato dalle Brigate rosse il 12 febbraio 1980. In tal modo, il Csm ha inteso «rendere un tributo stabile e duraturo alla sua figura e alla sua memoria, per celebrarne l’impegno civile ed istituzionale e rinnovare il tributo ai valori civili, sociali e democratici che la sua vicenda umana e la sua tragica scomparsa evocano».

Inoltre, il Csm prevede anche la realizzazione di un libro dal titolo “Palazzo Bachelet” «cui è affidato il compito di rendere rappresentazione grafica del nesso inscindibile della vicenda umana di Vittorio Bachelet con il palazzo in cui ha operato», con un’introduzione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, illustrerà le vicende storiche e architettoniche del palazzo attraverso la prefazione dell’architetto Massimiliano Fuksas. Infine, il Csm dedica a Bachelet anche un’opera d’arte di pregio, un altorilievo bronzeo creato dallo scultore Giuseppe Ducrot.

Il Presidente della Repubblica Sando Pertini sul luogo del delitto Bachelet. ANSA ARCHIVIO

Quando Bachelet fu assassinato, sulle scale della Facoltà di Scienze politiche dell’Università “La Sapienza”, alla fine di una sua lezione di Diritto amministrativo, aveva accanto Rosy Bindi, sua collaboratrice, che ricorda come per il professore Bachelet «servire il Paese fosse un impegno per la democrazia» e, pur distinguendo la Chiesa dalla politica, egli riteneva che anche l’impegno dell’Azione Cattolica Italiana fosse quello di «formare dei buoni cristiani e dei buoni cittadini».

Infatti, Bachelet, docente, giurista e politico, era anche Presidente dell’Azione Cattolica Italiana, 1964 al 1973, riteneva che «’impegno politico non è altro che una dimensione del più essenziale impegno a servizio dell’uomo». Secondo Giuseppe Notarstefano, attuale Presidente dell’Azione Cattolica Italiana, «Vittorio Bachelet ci ha testimoniato che è irrinunciabile impegnarsi per una società più giusta, più equa, più fraterna, senza mai trascendere nella sterile contrapposizione fine a sé stessa». Inoltre, «egli amava la sua famiglia, la sua comunità, la sua associazione, il suo Paese. Amava i valori della nostra Costituzione. Ed è questo amore che ci ha lasciato in eredità».

Come ogni anno, il 9 e 10 febbraio, la presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e l’Istituto per lo studio dei problemi sociali e politici “Vittorio Bachelet”, hanno proposto il XLIV Convegno Bachelet, dedicato alla memoria del giurista e presidente nazionale dell’AC, sul tema “Per una (r)esistenza democratica. Come e dove si custodisce la democrazia”. Notarstefano ha osservato che «custodire non vuol dire conservare qualcosa in una teca, in un cassetto, ma viverla, piuttosto, condividerla; perché l’oblio non l’avvolga e perché si rigeneri continuamente, di generazione in generazione, innaffiandola di speranza».

Egli ha ricordato le parole di Bachelet, quando diceva che «dobbiamo guardare a questo futuro con fiducia, e anche con speranza anche se siamo abbastanza sicuri che le difficoltà che ci saranno non saranno forse granché minori di quelle che abbiamo avuto fino a ora. Ma dobbiamo guardare con fiducia, senza lasciarci prendere da un atteggiamento che qualche volta rischia di morderci il cuore. Per costruire ci vuole la speranza», quella speranza «che ci consente di vincere anche queste ombre, di vincere anche questi rischi, di vincere il male con il bene».

Franco Miano, presidente del consiglio scientifico dell’Istituto Bachelet, ha osservato che «percorriamo un tornante della storia in cui certamente è necessario vigilare perché la democrazia continui ad esistere» e, per questo, «non possiamo viverla come un fatto scontato, instaurato una volta per tutte». Egli si è rammaricato del «disinteresse di ampie fasce della popolazione per la vita politica, che si esprime al massimo grado al momento elettorale in cui si registrano tassi di astensione che superano talvolta il 50 per cento degli aventi diritto». Ebbene, «tutto questo ci porta a impegnarci per un’opinione pubblica quanto più informata e consapevole, per un corpo elettorale capace di pensiero critico e, di conseguenza, di scelte compiute a ragion veduta».

Agatino Lanzafame, direttore dell’Istituto Bachelet, ha osservato che «non c’è uno spazio della vita sociale che non sia avulso dal principio democratico» e che i «luoghi di partecipazione e di corresponsabilità sono anche strumenti di partecipazione: famiglia, scuola, università», concependo «una democrazia che è prossimità, rapporti orizzontali, reti, pluralità di partecipazione».

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