Ricordando la Pia

61a Settimana Musicale Senese. Pia?, dialogo drammatico musicale in un atto. Musica e libretto di Azio Corghi, dal Dialogo nella palude di Marguerite Yourcenar. Siena, Teatro dei Rozzi. A lla prima mondiale dell’ultimo lavoro di Corghi, l’8 luglio, si è arrivati dopo il Concerto inaugurale a Sant’Agostino in cui Jeffrey Tate ha cavalcato i cieli notturni di Humperdinck (pantomima da Hänsel und Gretel), Wagner (Wesendonk Lieder), Berg (Sieben frühe Lieder) Debussy (Nocturnes per orchestra) dirigendo l’Orchestra Nazionale Rai con magistrale misura e fantasia, per cui lanotte si sciorinava dai diversi autori come un incanto. Nella Pia?, malinconico personaggio dantesco, si evocavano atmosfere pomeridiane diverse. La Pia (una drammatica Sonia Bergamasco cantanteattri ce) è apparizione, sogno o realtà nel dialogo contrastato con l’antico sposo Sire Lorenzo (un umanissimo Fabrizio Gifuni), cui è incerta se offrire una rosa o del vino, tanto egli sembra un Ulisse, mendico affannato dal rimorso. Entro sette scene, sette madrigali alternano melodie simboliche alle voci dei protagonisti che si alzano dal parlato al cantato al modulato sullo sfondo di un coro a cappella o con accompagnamento strumentale dal senso quasi di estraniamento: forse come certe atmosfere del Purgatorio dantesco? L’orchestra (guidata da un ottimo Vittorio Parisi) fa dell’oboe un lirico protagonista sopra il fraseggio primitivo delle percussioni e il brulichio degli archi. L’azione, con la regia essenziale di Valter Malosti, sottolinea così più il lato emotivo della vicenda che quello fattuale, in una sorta di oratorio sull’amore: invocato, incorrisposto, violento anche, sempre cercato, di cui la rosa è pegno e simbolo di ciò che esso è o avrebbe potuto essere fra due creature. Convince dunque il lavoro di Corghi nell’intreccio di passato e presente, di voci e strumenti parlati, sussurrati, indistinti: un mondo emotivo in cui l’oboe apre e chiude l’atto unico, come un lamentosospiro. Magnifici l’ottetto dei The Swingle Singers e l’Ensemble strumentale dell’Accademia Chigiana, in un’opera cui qualche numero musicale in più darebbe forse un tono di quella lievità che, in fondo, è l’anima di Pia de’ Tolomei. Estate romana Accademia Filarmonica Romana. Per il ciclo Pianoforte al chiaro di luna, fra i vari pianisti, si è ascoltato Enrico Pompili in Chopin (due Notturni e sei Val zer, la Polacca in sol diesis minore). Il giovane bolzanino unisce delicatezza a sicurezza, sensibilità a forza, sempre con la superiore compostezza tipica di Chopin. Pubblico conquistato da un vero talento che gli regala, come bis, La leggerezza di Liszt. Teatro dell’Opera a Caracalla. Dopo il Requiem verdiano diretto da un Gelmetti finalmente forte e chiaro (buoni cantanti come Grigolo e Scandiuzzi), è Nello Santi a rivelare nel Nabucco coro e orchestra esemplari l’usurato Va’ pensiero, come un largo orante, dolcissimo, sommesso nei rubati, nelle dinamiche, nei colori: bellissimo. Non così, i due cast, talvolta, purtroppo, da brivido. Sulla regia e sulle scene un po’ ovvie di Jacobo Kaufmann, si accendevano le luci delle rovine e i bei costumi di Anna

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