Ricordando Giuseppe Maria Zanghi’, Loppiano, sabato 23 gennaio 2016

In occasione del primo anniversario della sua morte, a Loppiano, sabato 23 gennaio, la presentazione del libro "Intervista a Giuseppe Maria Zanghi'" (Città Nuova, 2016)  ne ricorda la straordinaria eredità spirituale e culturale.

In occasione del primo anniversario della morte diGiuseppe Maria Zanghí – Peppuccio

a Loppiano, sabato 23 gennaio 2016 alle ore 16.30 – Auditorium

PRESENTAZIONE DEL VOLUME

Marco Martino

  INTERVISTA A GIUSEPPE MARIA ZANGHI'. la sfida culturale del carisma dell’unità

(Città Nuova, 2016)

Confessioni intime e illuminanti riflessioni nell’intervista a Giuseppe Maria Zanghí, il nostro Peppuccio: dalla crisi della cultura europea all’oggi della Chiesa e dei Focolari.

Dialogano Antonio Maria Baggio, Luigino Bruni, Piero Coda,

Sergio Rondinara, Gèrard Rossé

ConduceAlberto Frassineti

In collegamento skype con l’Autore

Per informazioni: Accoglienza Loppiano: tel. 055.9051102 – E-mail: accoglienza@loppiano.it

Chi è Giuseppe Maria Zanghì:

Una personalità e una vita davvero ricche. Dotato di una profonda interiorità e di una spiccata capacità di studio e di pensiero, ha posto i suoi talenti a servizio del carisma di Chiara Lubich, evidenziandone la dimensione culturale, dottrinale e profetica.

Nasce a Siracusa, in Sicilia, il 16 dicembre 1929. Ben presto lascia l’isola perché il padre, che lavorava presso la Guardia di finanza, viene trasferito in Lombardia (Nord Italia). Lì Peppuccio trascorre la sua infanzia e la prima adolescenza. Ritorna in Sicilia con la famiglia, e si laurea in filosofia all’università di Catania. Qui, subisce l’influsso di pensatori atei e il fascino dalle filosofie orientali.

È a punto di fidanzarsi, quando un amico gli presenta una delle prime focolarine di passaggio da Siracusa. Folgorato dall’esperienza di Vangelo vissuto da lei narratagli, la vita di Peppuccio inizia a cambiare. Partecipa alle prime “Mariapoli” sulle Dolomiti, ma per la sua indole battagliera scappa nottetempo. Ma ogni volta ritorna, convintosi nel frattempo che vale la pena impegnarsi per un ideale così grande. Chiede, infatti, a Chiara Lubich di essere focolarino.

Dopo alcuni anni vissuti in diversi focolari della penisola, è fra gli iniziatori della prima Scuola dei focolarini a Grottaferrata (Roma). In seguito, docente all’Istituto Mystici Corporis di Loppiano (Firenze). Nel maggio 1970, Chiara gli affida la guida del Movimento Gen, diventando formatore di intere generazioni di giovani. «Sono anni scanditi – dicono i gen di allora – da indimenticabili congressi internazionali nei quali, sotto la sua sapiente regia, nasce dal contributo di ognuno la “Formula”, primo tentativo di esprimere la nostra fisionomia come Movimento Gen».

A 44 anni Giuseppe Maria Zanghì viene ordinato sacerdote.

Tra i vari incarichi che gli vengono affidati: la direzione della rivista culturale Nuova Umanità e il centro culturale dei Focolari, la Scuola Abba, insieme a Chiara.

Autentico testimone delle innovative intuizioni di Chiara, da fine intellettuale sa metterle in risalto – avvalorate dalle categorie filosofiche e teologiche da lui ampiamente approfondite – mediante pubblicazioni e coinvolgenti conversazioni, diventando così un appassionato divulgatore del carisma dell’unità.

Testimonia il teologo Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia: «Le pagine scritte da Giuseppe Zanghì sono dettate dall’amore e intrise di sapienza, sgorgate d’impeto dall’obbedienza ad un compito, dall’esercizio di una vocazione gioiosamente accolta scavalcando innumerevoli ostacoli, da una prossimità con Chiara intensamente vissuta e portata a frutto sino alla fine».

A Peppuccio viene affidato l’aspetto culturale del Movimento, compito che svolge con entusiasmo, durante il quale nasce l’ISC (scuola estiva dedicata ai giovani), prodromo dell’Istituto Universitario Sophia. Contemporaneamente, per alcuni anni dirige anche il Centro per il dialogo interreligioso del Movimento.
Chiara Lubich gli aveva indicato una frase della Scrittura, tratta dal Salmo 27, “Se mi ponete in battaglia, lì porrò la mia speranza”, nella quale Giuseppe Zanghì ha saputo immedesimare in pienezza la sua figura spirituale e umana.

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