Ricordando Anna Maria Cànopi
Spesso mi si chiede di parlare o di scrivere della preghiera. Devo sinceramente dire che, nonostante essa sia la realtà che avverto come la più congeniale, quasi innata, ogni volta mi sento come una studentessa di scuola media che non trova le parole per cominciare a svolgere il tema.
Vi sono molte cose che non si possono capire e spiegare senza averne fatto personalmente l’esperienza. Una di queste è proprio la preghiera. Essa, infatti, è un argomento che rompe tutti gli argini della logica comune e porta fuori campo, immette in un’altra dimensione della vita, che è però di capitale importanza e trascurarla sarebbe molto nocivo.
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Che cos’è la preghiera? Per comprendere che cos’è, bisogna bruciarsi dentro la preghiera, immergersi come in una fiamma che consuma. Tuttavia, dobbiamo cercare di parlare, sia pure in modo inadeguato, della preghiera. Sembra un assurdo! Parlare della preghiera, infatti, è parlare di Dio e dell’uomo, penetrando almeno un po’ nella nube luminosa di un mistero d’amore che si fa dialogo intessuto di parole e di silenzi.
Dal cosmo intero si elevano contemporaneamente al Creatore voci di lode o di implorazione, grida di gioia e gemiti di dolore. È, infatti, come se tutta la creazione, compresa la creatura umana, fosse sempre in stato di gestazione e di parto. È un nascere e un morire incessante. Tutto questo travaglio è voce di preghiera rivolta al Creatore, a colui che fa esistere miriadi di esseri e li avvolge con la sua tenerezza, poiché egli non può disprezzare nulla di ciò che ha creato buono.
Tra tutte le creature ve n’è una che Dio ha creato a sua immagine e somiglianza: l’uomo, dotato di intelligenza e di volontà libera e chiamato a condividere la sua stessa gloria nel regno soprannaturale.
Con l’uomo Dio ha instaurato un dialogo d’amore. Dio gli parla e l’uomo gli risponde con le parole che lo stesso Spirito del Signore gli suggerisce. È la “preghiera” in senso più proprio. Essa nasce nel cuore e può essere anche senza parole: un semplice sentirsi sotto lo sguardo del Signore con riverenza, ammirazione, gratitudine e adorazione. Si può dire che lo stesso respiro vitale dell’uomo è preghiera.
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Pur in modi diversi, ora più velati e nascosti, ora più aperti e consapevoli, l’uomo scandisce con la preghiera i suoi giorni: al risveglio egli “prega” per ringraziare Dio della notte trascorsa e per chiedere la sua benedizione e il suo aiuto per la nuova giornata che gli sta davanti; nello scorrere delle ore il lavoro stesso è preghiera delle mani, della mente e del cuore, sacrificio santo e gradito a Dio. Al tramonto, poi, la giornata stessa viene riconsegnata al Signore, perché su tutto egli ponga il sigillo della sua paterna benedizione.
Immersi nella preghiera, come uccelli nel cielo o pesci nel mare, proviamo, dunque, a dire di essa almeno alcune parole, nella speranza che, in qualche misura, sappiano esprimere l’ineffabile mistero di Dio e di tutto il creato chiamato all’esistenza dalla sua Parola per essere lode della sua immensa gloria.
Pur scritte dopo ormai tanti anni di vita dedicata interamente alla preghiera, le pagine di questo libro sono proprio come i vagiti di un neonato o come lo stupore di un bambino che comincia a scoprire l’universo che lo circonda… Sono pagine che accennano solo alla realtà della preghiera e invitano a tuffarsi personalmente nel suo mistero come in un roveto ardente.
Tratto da “Di silenzi e di parole. L’arte della preghiera” di Anna Maria Cànopi (Città Nuova, 2016)