Ricomincia la scuola, ma non per tutti

A un anno dalla riforma, famiglie e docenti si troveranno ad affrontare molte novità introdotte dalla “Buona scuola”. Non mancano problemi: mancanza di docenti di ruolo e di sostegno, la contrarietà di alcune famiglie all'obbligo di vaccinazione, la sperimentazione del cosiddetto "liceo breve"...

È iniziato il nuovo anno scolastico per oltre 8,6 milioni di studentesse e studenti e sono oltre 800mila i docenti che li accompagneranno durante questo percorso di vita così importante. Si è molto parlato, durante questa estate, delle vaccinazioni obbligatorie e il dietrofront della Regione Veneto, che ha sospeso il decreto con cui veniva concessa una moratoria di due anni per la presentazione della documentazione vaccinale, è il sintomo del clima di questi ultimi mesi.

Così come non sono mancate le polemiche scoppiate sui social sulla sperimentazione del Liceo breve, sull’innalzamento dell’obbligo ai 18 anni e sull’alternanza scuola-lavoro. Tante questioni, dunque, da affrontare, come quella dell’attuazione della legge 107/15, la cosiddetta “Buona scuola”, che ancora non è entrata a pieno regime per via della mancata adozione dei decreti legislativi, molti dei quali sono stati appena approvati o sono in via di introduzione.

Sul versante reclutamento dei docenti sono ancora moltissime le cattedre vacanti, soprattutto quelle di matematica e di sostegno. Per l’anno 2017/18 sono previste ventimila assunzioni, ma il Ministero ne ha chiesto il doppio. Nella sola Lombardia mancano oltre mille insegnanti di ruolo e in Sicilia sono 5mila i posti di sostegno in deroga, in altre parole i ragazzi aventi diritto al sostegno saranno affidati a docenti supplenti senza titolo di specializzazione. In tutta Italia i posti in deroga per il sostegno saranno un terzo, che equivale a 47mila insegnanti di sostegno su 150mila.

Inoltre, con l’attuazione del decreto sull’inclusione scolastica, vengono cambiate anche le modalità delle procedure per ottenere la certificazione che dà diritto al sostegno e cioè non saranno più le scuole a stabilire di quante ore di sostegno ha bisogno uno studente disabile, ma delle commissioni esterne (Gruppi di Inclusione Territoriale).

E infine, e questa è una buona notizia, arriva finalmente anche la riforma del sistema educativo per l’infanzia, il “Progetto 0-6 anni”: verranno integrate così le due fasce 0-3 anni e 3-6 anni e il “nido” non sarà più solo un servizio assistenziale, ma l’inizio del percorso educativo. Ci auguriamo che siano più significativi gli investimenti sul futuro dei bambini e dei giovani, in particolare nel meridione del nostro Paese, dove persistono ancora questioni gravose come la carenza del tempo pieno, la dispersione scolastica, la crescita esponenziale del fenomeno dei “Neet (not (engaged) in education, employment or training) che coinvolge i ragazzi e i giovani dai 15 ai 29 anni che non trovano lavoro o non sono iscritti a dei corsi professionali. Il 35 % di loro si trova in Sicilia, Campania e Calabria. Non per tutti i ragazzi è iniziata la scuola.

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