Ricchezza di Gino

Contrariamente al solito, Gino aveva rifiutato l’invito, quel sabato sera, a recarsi in una delle discoteche fuori Giarratana, piccolo centro del ragusano: proprio lui, uno che viveva più di notte che di giorno e a cui piaceva godersi la vita! Lasciando andar via senza spiegazioni gli amici che erano venuti a cercarlo, aveva preferito starsene a casa da solo. “Neppure io sapevo perché. In apparenza, le cose mi andavano bene: stima da parte degli altri, successo con le ragazze, amici, un avviato negozio di articoli sportivi… Come mai allora quell’improvviso vuoto interiore?”. Verso le 22,30 – cosa impensabile per lui – si infilò sotto le lenzuola e, nello stato d’animo in cui si trovava, sentì il bisogno di aprirsi con quel Dio che fin allora aveva relegato in un cantuccio. In un confidenziale a tu per tu, gli parlò di sé e gli offrì le poche cose buone e le molte non buone di un passato nel quale per la prima volta vedeva chiaro. “Mai avevo vissuto un’esperienza del genere! Mi sentivo ascoltato, capito, avvolto da un abbraccio d’amore inesprimibile. Era come se tutto il mio negativo fosse stato polverizzato e ora nascessi a nuova vita”. A questo punto sulle labbra di Gino affiorarono l’Ave Maria e il Padre Nostro, preghiere da tempo dimenticate. Era ormai l’una di notte. Felicità e commozione. Per ricambiare, il giovane promise a Dio che avrebbe smesso di fumare. “Sapevo di promettere qualcosa di superiore alle mie forze (quel vizio durava da vent’anni), ma stavolta ero fiducioso che ce l’avrei fatta”. L’indomani si svegliò verso le sette, ora in cui in genere rientrava dalle sue folli notti del sabato, e non solo del sabato. “Ripensando a quella notte, tirai un sospiro di sollievo: non più la sensazione angosciosa di vuoto della sera prima, ma un senso di pace, di leggerezza. Fra l’altro non sentivo affatto il bisogno di accendere una sigaretta!”. Spontaneamente continuò a colloquiare con quel Dio che aveva scoperto amico. “Aiutami – gli chiese – a dare uno stop alla vita condotta finora. So che incontrerò un sacco di difficoltà, che sarò incapace di spiegare il mio cambiamento agli amici, ma non importa. M’importa solo trovare il modo di rimanere legato a te!…”. Il primo passo: confessarsi, superando l’imbarazzo di rimetter piede in quella chiesa da cui per decenni s’era tenuto distante. Meno male che trovò un sacerdote capace di calarsi fino in fondo nella sua situazione e di metterlo a proprio agio. Ancora però non aveva il coraggio di esporsi agli occhi dei suoi compaesani, per cui andava a ricevere l’Eucaristia fuori Giarratana. “Non che non mi sentissi più attratto dal mondo di prima, ma certamente questa attrazione era molto meno forte di un tempo”. Presto però, continuando a frequentare la parrocchia, trovò nuovi amici con cui mettere in pratica il comandamento nuovo di Gesù – quell’amore reciproco che arriva all’unità – e da allora non si sentì più solo nella lotta per mantenersi coerente con l’impegno preso. “Condividere con altri, nel vissuto di ogni giorno, e non più come un fatto episodico, la scoperta di un Dio vicino, mi infondeva una forza e una sicurezza che mi accompagnavano anche nei momenti in cui ero da solo”. Ma anche Gesù presente nel tabernacolo cominciava ad attrarlo: di qui, sottraendo del tempo agli altri impegni, le sue visite quotidiane in chiesa, il suo prender sempre più gusto per la preghiera. E pregando, cominciava a capire tante cose: “Soprattutto – ricorda Gino – che ero immerso nell’amore: amore dentro, fuori, dappertutto: Dio aveva creato me, ciascuno, per amore. Comunicare agli altri che lui ci ama adesso, così come siamo, diventò la mia tensione quotidiana”. Così pure cominciò a vedere il prossimo con occhi nuovi: “Prima facevo tante distinzioni: c’era il cliente “difficile” che faceva perdere tempo, quello che se ne approfittava, il simpatico, quello che non pagava, e via dicendo. Ora invece mi rappresentavano Gesù. Anche per loro era l’immensa scoperta fatta”. Per trasmetterla, Gino escogitò un sistema un po’ originale: “Al negozio, avevo portato il Vangelo ed altri libri spirituali. Così ad ogni acquisto aggiungevo un biglietto con un pensiero tratto da quei testi. Alcuni clienti mi telefonavano in seguito per ringraziarmi; non di rado, infatti, la frase ricevuta corrispondeva a ciò di cui avevano bisogno”. Ora anche i rappresentanti delle varie ditte con cui trattava si fermavano da Gino volentieri, dopo gli affari, per scambiare qualche opinione, forse anche incuriositi dal cambiamento riscontrato in lui. Occorre dire che questa “trasformazione” non era passata inosservata neppure agli altri compaesani, trattandosi di un piccolo centro di 3500 abitanti” Tante le esperienze di questi inizi. “Un agente di mia conoscenza, impossibilitato a frequentare i corsi prematrimoniali col suo parroco per via degli orari che non coincidevano, aveva deciso di sposarsi in comune, ritenendosi a posto con la sua coscienza. Gli replicai: “E tu non permetteresti a Dio di prendersi in carico il tuo matrimonio per una difficoltà del genere?”. Stava andandosene, il motore della sua auto era già acceso, quando lo vidi tornare indietro penserioso. Era per dirmi che avrebbe contattato un altro sacerdote in modo da celebrare il matrimonio in chiesa: come affettivamente avvenne”. Per Gino sempre più divenne una necessità voler bene a tutti, anche quando gli costava. “Soffrivo per l’antipatia reciproca che c’era col proprietario di una piccola azienda di pubblicità a Ragusa. Una sera capitai da lui per motivi di lavoro, ma venni servito per ultimo, anche se non lo ero. Rimasti soli, mentre compilava una bolla di accompagnamento, buttò lì una frase: “Lei sì che ha tanti soldi!”. Al che tirai fuori dalla tasca la coroncina del rosario e gliela mostrai: “Ecco, questa è la mia ricchezza”. Spiazzato, l’altro mi invitò a sedere (cosa mai successa prima) e volle sapere quale posto Dio aveva nella mia vita. A sua volta mi parlò di sé come credente, dei suoi problemi… Ora si impegna da cristiano, e tanti vanno nella sua azienda anche per incontrare un fratello nella fede”. Gino si rendeva conto di quale dono fosse di far parte di una comunità che vive di Dio: poteva infatti condividere le preoccupazioni di Lina che doveva sostenere un esame, il dolore di Nella che aveva perso la madre, fino a farsi “madre” di lei; gioire con don Salvatore per i frutti dell’apostolato, garantire una presenza costante accanto a Turi operato al cuore, pregare intensamente per l’una o l’altra situazione… “L’amore dato e ricambiato fu determinante per la mia crescita, in tutti i sensi… fino a che si chiarì poco alla volta il progetto di Dio su di me, la via attraverso cui mi chiamava a seguirlo…”. E la storia continua. DIO CI AMA PER PRIMO Il commento di un esperto, il carmelitano padre Jesus Castellano del “Teresianum” di Roma. Questa vicenda conferma lo stile di Dio e la dottrina dei santi, raccolta dalla teologia spirituale, circa l’itinerario della conversione e della vita nuova. Porta la novità di un’esperienza che subito diventa comunitaria, ecclesiale, apostolica. E può essere indicativa anche per la vita di tanti giovani in ricerca. Il primo passo, provocato da Dio stesso, anche dall’insoddisfazione personale, è la grazia di rientrare in sé, come avvenne per il figlio prodigo dal Vangelo. Santa Teresa lo chiamarebbe l’ingresso nel “castello interiore” attraverso la porta della conoscenza di sé e della preghiera. Fluisce spontaneo, nell’intimità ritrovata, il dialogo con Dio, accompagnato anche da un gesto che si potrebbe dire banale: smettere di fumare, ma in realtà piccolo segno di amore e di libertà ritrovata, e di una iniziale scelta di Dio. Bella mi sembra l’ispirazione di un incontro con la chiesa nei suoi sacramenti, con la comunità e con gli amici di Dio che diventano anche suoi. È un aspetto della chiesa di oggi, della possibilità di incontrare comunità “sane e calorose” – diceva il card. Danneels – che aiutano a percorrere il cammino della vita cristiana. Ma già Teresa d’Avila nel libro della Vita fa una apologia della necessità di essere aiutati dagli amici di Dio nel camminare verso lui e non cedere alle lusinghe per tornare indietro. E così si intensifica la preghiera, il contatto con Cristo nell’Eucaristia, e fiorisce l’amore nei piccoli gesti. Non è raro nei nostri tempi che Dio anticipi certe grazie di consolazione, di fervore spirituale, come quelle sperimentate da questo giovane quando si sente avvolto dall’amore di Dio, desideroso di comunicarlo, di rendere testimonianza del dono ricevuto e della gioia di donarsi a lui. Forse Dio opera in tal modo affinché in questo mondo freddo e secolarizzato non si soccomba ai primi passi e davanti alle prime difficoltà dopo la conversione. Non si direbbe oggi, come affermavano i padri del deserto, “Dona il tuo sangue e riceverai lo spirito”; viceversa, oggi Dio ci offre il suo Spirito, il suo amore, affinché possiamo “donare il sangue”, cioè seguire Gesù sulla via del Vangelo. È come sentire e fare l’esperienza che Dio ci ama per primo. Poi segue il “santo viaggio” della vita evangelica. Un cammino che, come l’esperienza di Gino dimostra, vale la pena intraprendere e seguire, perché ci attendono sempre le promesse e le sorprese di Dio. Jesus Castellano

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