Ri-costruire la rappresentanza e la politica
Al disamore verso la politica, all’antipolitica e all’apolitica, imperanti, secondo alcuni, finalmente, come dice una canzone, “c’è chi dice no!” Motivati da questo fortissimo spirito i relatori, ma ancor più un folto uditorio, ha partecipato al seminario sulla riforma della legge elettorale, tenutosi presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati il 22 marzo scorso. L’iniziativa, promossa da un gruppo di parlamentari che partecipa alle iniziative del Movimento Politico per l’Unità (Mppu), ha visto l’intervento dei senatori Quagliarello (Pdl), Zanda (Pd), Libè (Udc) e dei deputati Donadi (Idv), Pisicchio (Api) e Della Vedova (Fli).
«Votare per che cosa? Cittadini e partiti devono riuscire a ricostruire un filo. Come? Tramite l’ascolto reciproco. Ma ciò può sussistere solo se l’ ‘arena’ dove lo fai è valida: ovvero una legge elettorale adeguata». Così Leonardo Morlino dell’ Università Luiss di Roma, mentre Alberto Lo Presti della Pontificia Università Angelicum ha rincarato: «non si tratta solo di scegliere un tipo di legge elettorale piuttosto che un’altra. Si tratta di rianimare il dibattito tra le persone, sulla politica come bene comune. L’identità nazionale da sola non basta. Serve la vocazione politica. Occorre, sui temi più importanti, condividere!».
Pluralismo di idee, nel rispetto dell’altro; ascolto, nell’ottica di trovare più punti in comune; fratellanza verso il prossimo, come chiave di volta per lavorare al bene che possa dirsi veramente comune, sono stati alcuni dei punti focali dai quali è emerso non si vuole e non si può più trascendere. Ciò soprattutto data l’odierna consapevolezza della complessità e della gravità della situazione in cui versa l’Italia, non solo a livello economico-finanziario, ma anche a livello sociale e nei rapporti tra le persone.
Conditio sine qua non, quindi, per la ripartenza dell’Italia? Dialogo a ascolto da parte del Paese con i politici e viceversa, anche se, di sottofondo una grossa preoccupazione viene evidenziata, a chiare lettere, da Fulco Lanchester della Università La Sapienza: «Oggi, i partiti sono sempre più in liquefazione e frammentazione. La politica non può essere sterilizzata dall’esistenza dei partiti, vanno, però, ricostruiti i politici stessi, per fare poi tutto il resto!». Su questo punto appare concorde anche il Pisicchio (Api) che vorrebbe, persino, l’apertura di scuole dedicate alla formazione dei giovani che si vogliono dare alla politica: «bisogna dire basta al basso livello dei parlamentari!”, mentre secondo Libè (Udc) per migliorare la situazione basterebbe, semplicemente, controllare di più i politici perché “sono uomini come gli altri».
Sull’importanza, poi, di scegliere in modo più oculato, da parte del singolo cittadino, chi fa, a suo nome, politica, si sono trovati concordi sia Donadi (Idv) sia Quagliarello (Pdl). Della Vedova (Fli), però, è parso il più categorico in assoluto: «noi dobbiamo fare la legge elettorale nei prossimi mesi, come imperativo, perché tornare al voto così sarebbe un suicidio», mentre Zanda (Pd) è sembrato il più collaborativo: «le regole del gioco non si possono cambiare da soli!».
Non si sono fatti attendere, interessanti interventi dal pubblico, sulle «quote rosa» e sul «ringiovanimento» dei politici, con la possibilità di porre un tetto alle ricandidature, come del resto già accade per i candidati sindaci. Anche i giovani hanno potuto dire la loro, in quello che è parso un simposio voglioso di ascoltare e confrontandosi perché «servire il Popolo e non servirsi del Popolo», come diceva Aristotele, tornino ad essere le parole d’ordine, cardine, della nostra “Res Publica”.
Durante la seduta è stata rilanciata la petizione EleggiAmo l’Italia, che punta a sollecitare dal basso l’intero Parlamento per una reale riforma elettorale.