Retinopera, da Napoli verso il Sud
L’analisi è cruda, a tratti impietosa. Napoli è diventata la città dell’insicurezza, dello scoraggiamento, della sfiducia nell’avvenire. Il vandalismo diffuso è il segno della disaffezione a ciò che è comune, ha esordito Giuseppe Acocella, campano, vicepresidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Al tempo stesso, la città vive uno fenomeno singolare. Non ha sviluppo e occupazione, ma è cresciuta nei consumi e si è evoluta negli stili di vita e nell’organizzazione di élite della cultura e del tempo libero. Questo ha accentuato il divario tra aspirazioni al benessere e possibilità di soddisfarle attraverso l’acquisizione legale di reddito. Così la camorra non avvelena solo i rapporti sociali, ma aggredisce direttamente i livelli istituzionali per un proprio controllo del territorio in modo da rispondere alle attese di sicurezza e di consumo delle fasce sociali emarginate e dei giovani. La sistemazione urbanistica di piazze e vie di Napoli aiuta a prevenire il crimine, ma ha riguardato prevalentemente alcune aree centrali. Il potenziamento dei trasporti verso la periferia ha sortito effetti non desiderati: non il centro che si espande verso le periferie, ma queste che si sono riversate in centro. Convivono, in definitiva, due Napoli, separate dall’istruzione e dalle condizioni di vita, dalla partecipazione al potere e alla vita sociale. Niente di nuovo, forse, su Napoli nelle parole del prof. Acocella. Ma a lui spettava il compito di tracciare un quadro realistico della città. Un incarico affidatogli da Retinopera – l’associazione che raggruppa espressioni cattoliche del civile e del sociale -, che a gennaio ha voluto tenere nel capoluogo partenopeo un convegno per guardare da lì ad un nuovo Mezzogiorno. La sfida era esplicita. Partire da Napoli per richiamare l’attenzione al Sud, ai suoi problemi e alle sue risorse. Anche risorse. La città – aveva sottolineato Acocella – può vantare una ricchezza di relazioni umane e di disponibilità interpersonali che costituiscono una grande potenzialità sulla quale poter costruire una maturazione della vita sociale e una trama di solidarietà civile. Napoli, dunque, quale metafora dei Mezzogiorni d’Italia. Napoli come possibile laboratorio di cittadinanza. Anzi, di nuova cittadinanza, dove la novità sta in quel profilo che solo può emergere (al di là di ogni egoistico localismo) dal dialogo tra la dimensione nazionale e quella locale della vita. L’appuntamento era anche un primo banco di prova sul territorio per Retinopera. Il gruppo di associazioni locali (Azione Cattolica e Acli, Scout e Coldiretti, Comunità di Sant’Egidio e Centro sportivo italiano, volontari della Focsiv e Focolari) che ha preparato il convegno era ben consapevole della sproporzione tra i problemi considerati e le possibili proposte. Ma era altrettanto cosciente della ricchezza del bene diffuso nella città, delle tante iniziative intelligenti e coraggiose in atto. Siamo qui – commentavano alcuni partecipanti – perché non ci rassegniamo. Come cristiani facciamo l’opzione speranza, che è impegno a trasformare la realtà. E la città è il luogo dove la speranza si fa progetto. Di speranza, ce n’è bisogno. Ogni anno 130 mila giovani lasciano il Sud in cerca di lavoro al Nord o all’estero. Nella sola Campania, negli ultimi sei anni, se ne sono andati 80 mila. Un’emorragia di risorse e di cervelli. Retinopera non intende sostituirsi alla politica – ha precisato Luigi Bobba, presidente delle Acli -, né tanto meno dare vita a nuovi partiti cattolici. Vuole invece provocare un sussulto corale di responsabilità, resistendo al vittimismo e alla rassegnazione, orientando il passaggio dall’individualismo al camminare insieme. Proprio in questa logica sono state individuate tre piste per il la- voro futuro. Un progetto comune, innanzi tutto, da realizzare tra i gruppi locali aderenti a Retinopera, in un quartiere difficile di Napoli. Sarà un piccolo segno, ma prova della concretezza e del valore del lavorare insieme, con un’attenzione particolare ai giovani per aiutarli a costruirsi un futuro nella loro terra. Il secondo obiettivo è l’impegno per educare ad un nuovo senso civico, in modo che rifiorisca l’attenzione alla città fino a sentirla propria e volere partecipare al suo sviluppo. Infine, fare di Napoli un laboratorio effettivo di nuova cittadinanza per tutto il paese, invitando tutti gli schieramenti politici ad inserire, nel loro programma per le prossime elezioni, un impegno preciso per il Sud. Tre piste dal convegno. E una promessa: tra un anno Retinopera si ritroverà nel capoluogo partenopeo per raccogliere i primi risultati di quanto realizzato e lanciare alcune idee per lo sviluppo di Napoli. PAOLA BIGNARDI NESSUN PROTAGONISMO POLITICO Ci sembra di percepire verso Retinopera, intesa come strumento di dialogo e condivisione tra sensibilità laicali anche differenti, un interesse sempre più popolare e diffuso. Paola Bignardi, coordinatrice nazionale, è soddisfatta della vitalità e dei risultati del convegno di Napoli. Sappiamo che anche in altre parti d’Italia si sta tentando di avviare un cammino che porti le diverse aggregazioni, nelle loro espressioni locali, a confrontarsi sui grandi temi della società. A fondamento e a garanzia del cammino, c’è un metodo peculiare. È l’esercizio paziente del discernimento comunitario come sforzo del cercare insieme. Scoprire che le risposte nate dal confronto sono più ricche e più profonde di quelle che ciascuno avrebbe espresso da solo può costituire anche un esercizio di democrazia, che è ricerca di un bene che supera ciascuno, che riguarda tutti ed è per tutti. Ricerca che meglio può nascere dall’ascolto, dalla partecipazione e dal dibattito. In quest’esercizio sentiamo di declinare la dottrina sociale della chiesa nell’esperienza storica del nostro paese. Retinopera viene talora assimilata ad una nuova formazione politica o invitata a schierarsi. Guardiamo alla politica temendone il carattere oggi troppo pragmatico. La politica è anche un mondo di valori e di ideali, che stanno sopra e oltre la concreta azione, sopra e oltre le convenienze. Siamo convinti che la politica ha molto bisogno di cultura, riflessione, studio, elaborazione; di coinvolgimento di giovani e adulti nel rigore dello studio che riscatta dalla banalità e dal pettegolezzo. È questo il servizio che Retinopera vuole offrire al rinnovamento della politica. Non coltiva sogni di protagonismo politico, elettorale, partitico; essa potrà essere un’esperienza utile per questo paese, anche alla politica, se resterà altro dalla politica, autonoma e libera da logiche di schieramento.