Restare umani
L’epoca in cui stiamo vivendo è certamente caratterizzata da uno sviluppo tecnico mai visto prima, sia in termini di rapidità che di intrusività. E ciò avviene in talmente tanti ambiti che è difficile mantenere uno sguardo unitario e organico sulle possibilità che si stanno dischiudendo per l’agire umano. Basti pensare alle parole di Jean Pierre Casey sulla digitalizzazione:
In termini di ampiezza e profondità di impatto, la rivoluzione digitale e tutto ciò che essa ha comportato – facilitazione e accelerazione di accesso grazie a internet e dispositivi connessi; abilità di rintracciare e salvare l’attività online di miliardi di utenti; digitalizzazione e dematerializzazione del commercio; sviluppo dei social media; apprendimento e rapido progresso dell’intelligenza artificiale – è probabilmente l’innovazione tecnologica più dirompente nella storia dell’umanità
Stesso discorso potremmo farlo rispetto alle tecniche medico-sanitarie, che stanno compiendo salti conoscitivi impressionanti: operazioni microchirurgiche, sperimentazioni in vitro, interventi genetico molecolari che possono influenzare ogni aspetto della vita umana, dalla nascita alla morte.
Di fronte a tutto questo, il rischio di demandare la responsabilità di decidere ciò che è bene fare alle commissioni etico-scientifiche, all’iniziativa degli scienziati, o a quella delle istituzioni, è alto. È necessaria, secondo noi, una maggiore presa di consapevolezza. La posta in gioco è alta e riguarda l’essenza della vita umana.
Per questo motivo il presente libro si propone di offrire spunti di riflessione, che speriamo utili, a partire da due punti di vista, l’uno psicologico e l’altro sociologico, e riguardo ad alcuni aspetti del dibattito che ci sembrano fondamentali: la generazione, la differenza tra maschile e femminile, la sessualità, l’aborto, gli innesti tecnologici nel corpo umano, l’essere cittadini di una civiltà globale, la morte. Viviamo con preoccupazione e senso di responsabilità l’essere cittadini di questa epoca, e pensiamo sia decisivo un atto di responsabilità generalizzato e finalizzato a preservare ciò che è umano, ponendo limiti e confini all’uso senza controllo della tecnica.
Affermiamo, illuminati dal pensiero di Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, che il progresso tecnologico, per essere messo a servizio della libertà dell’uomo, debba essere sempre accompagnato da una riflessione etica che renda l’agire pratico, responsabile:
Chiave dello sviluppo è un’intelligenza in grado di pensare la tecnica e di cogliere il senso pienamente umano del fare dell’uomo, nell’orizzonte di senso della persona presa nella globalità del suo essere. Anche quando opera mediante un satellite o un impulso elettronico a distanza, il suo agire rimane sempre umano, espressione di libertà responsabile. La tecnica attrae fortemente l’uomo, perché lo sottrae alle limitazioni fisiche e ne allarga l’orizzonte. Ma la libertà umana è propriamente se stessa solo quando risponde al fascino della tecnica con decisioni che siano frutto di responsabilità morale. Di qui, l’urgenza di una formazione alla responsabilità etica nell’uso della tecnica. A partire dal fascino che la tecnica esercita sull’essere umano, si deve recuperare il senso vero della libertà, che non consiste nell’ebbrezza di una totale autonomia, ma nella risposta all’appello dell’essere, a cominciare dall’essere che siamo noi stessi.
Il nostro è un appello: restiamo umani.
Da RESTARE UMANI, sette sfide per non rimanere schiacciati dalla tecnologia di Giuliano Guzzo e Marco Scicchitano (Città Nuova, 2018); pp. 144 – prezzo: € 15,00