Responsabilità, ultima chiamata
L’Italia fuori gioco ai prossimi Mondiali di calcio è forse un’immagine emblematica del nostro Paese in questa travagliata fase della sua storia. Notti insonni, quelle che stiamo vivendo, e non per seguire le gesta della nostra squadra alla conquista della coppa più ambita. A tenerci col fiato sospeso sono le “gesta” delle persone a cui abbiamo dato il mandato di governarci.
Una crisi senza precedenti, abbiamo definito sul nostro sito quella in corso, e non solo per i mesi che scorrono inesorabili verso la formazione di un governo, ma per le dinamiche assolutamente inedite innescate dalle forze politiche coinvolte.
Se fosse un film sarebbe assolutamente intrigante, coinvolgente, dal finale nient’affatto scontato. I continui colpi di scena, il detto e il non detto, i calcoli di numeri e di forze, i sospetti, i tranelli, il cambio di ruolo (ora si è alleati, ora avversari): per un thriller sarebbero elementi di tutto rispetto.
Purtroppo, però, non è ad una partita di calcio che stiamo assistendo, né ad un film. E i risultati ottenuti sono già molto gravi. Non ci riferiamo qui solo allo Spread in rialzo e alle Borse a picco. Ad aver raggiunto livelli che dovrebbero seriamente farci preoccupare è lo scontro che sta andando in scena e non solo a livello politico ed istituzionale, ma fra i cittadini comuni, fra chi si schiera da una parte e chi dall’altra, come tifoserie contrapposte e assolutamente incapaci di dialogare, di provare a comprendere le ragioni gli uni degli altri, persino di controllare i propri istinti verbali e non solo, con le mani in tasca pronte ad estrarre le pietre e tirarle all’avversario diventato nemico.
I toni da campagna elettorale (nell’accezione più negativa del termine) si sono placati solo per poco e la tentazione di cavalcare un’idea per ottenere il consenso popolare è sempre lì, dietro l’angolo, anzi fa continuamente capolino.
L’altra tentazione, mi sembra, sia quella di spostare l’attenzione degli italiani dai veri problemi, focalizzando il dibattito sulle persone (sto con Mattarella o sto con Salvini e Di Maio), in una sorta di tentativo di distrazione di massa in cui è facile trovarsi imbrigliati.
Sono situazioni in cui i freni inibitori cedono, vengono allo scoperto atteggiamenti più o meno nascosti o magari ci lasciamo scappare la mano dietro una tastiera e affidiamo ad un post i nostri pensieri più o meno ragionevoli.
Di frasi assolutamente fuori luogo ne abbiamo sentite tante e ci hanno fatto male, da quelle di certa stampa estera a quelle di figure istituzionali del nostro continente. L’ultima, – speriamo non solo in ordine di tempo -, quella del commissario tedesco Ue al Bilancio, Guenther Oettinger che avrebbe detto in un’intervista: «I mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta». Per fortuna lo stesso ha twittato «non volevo mancare di rispetto e mi scuso». Ma questo è solo un esempio delle tante esternazioni che in casa e fuori casa stiamo registrando e che in genere non sono seguite da scuse, semmai da ritrattazioni.
Di nervi saldi parlavamo in uno dei nostri articoli. Sì, ce n’è proprio bisogno perché la posta in gioco è davvero alta. Come c’è bisogno di senso di responsabilità, spirito di servizio, impegno per il bene comune, senso delle istituzioni, capacità di discernimento, vicinanza alle persone, lavoro di squadra…
Sulle pagine di Avvenire oggi il presidente della Cei, il card. Bassetti, rivolge agli italiani un invito forte, chiaro e accorato. Cita, fra il resto, l’appello di don Luigi Sturzo rivolto a «tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria». Un invito che sentiamo nostro, come cittadini italiani, e come testata che ha a cuore il destino del Paese.
Chissà che questa non sia l’occasione per una ripartenza a tutti i livelli. Ce lo auguriamo, mentre esprimiamo vicinanza a tutti coloro che, nei diversi ruoli e nei vari schieramenti politici, hanno la grave responsabilità di decidere se avviare i motori o riporre le chiavi.