Resa o preghiera?
Ha fatto il giro del mondo l’immagine dei circa 900 turisti che, intrappolati dentro la maggior chiesa parigina, Notre-Dame nell’Ile de la Cité, mentre un uomo di origini algerine tentava di fare una strage sul sagrato armato di una mazza da muratore, hanno alzato le mani al cielo su richiesta della polizia. Taluni commentatori hanno parlato, sia in Francia che in altri Paesi europei, di un atto simbolico di resa al terrorismo: le immagini sono indubbiamente forti.
In realtà le mani in alto hanno molteplici significati: pensiamo alla resa di chi si trova catturato dalle forze dell’ordine e a chi lo è ad opera di delinquenti che prendono qualcuno in ostaggio; oppure pensiamo alle riunioni carismatiche, come abbiamo visto recentemente a Roma, e a tutte le manifestazioni “religiose” di richiesta a Dio d’aiuto; e non dimentichiamo chi alza le mani in segno di vittoria, dai ciclisti ai calciatori, agli scacchisti; concludendo con i ragazzi che, interrogati dai professori, a scuola alzano la mano per essere interrogati… Persino nelle grotte di Lescaut si vedono uomini e donne con le braccia levate verso l’alto: l’alzata di mano è un gesto ancestrale, senza dubbio, ma dai significati molteplici e talvolta contraddittori.
Speriamo che nel cuore dei turisti bloccati nella navata di Notre-Dame vi fosse una mescolanza di sentimenti, e che il più forte di questi fosse la preghiera, il confidare in Dio, non la paura e la resa. Di fronte alla drammaticità della sfida aperta dal terrorismo, non solo quello europeo, l’aiuto del Cielo è più che necessario. Interpretando biblicamente l’immagine di quelle mani alzate, si potrebbe dire che anche se uno solo di essi avesse nutrito tali sentimenti di preghiera, il Cielo per lui solo avrebbe interceduto in favore delle nostre società malate.