Repubblica-Stampa si fondono, nasce il primo gruppo editoriale
Due concentrazioni, “Repubblica/La Stampa/Secolo XIX” (fatta) e “Corriere della sera/Sole 24 ore” (da fare), alle quali probabilmente ne seguiranno altre di giornali di media-alta stazza. Una volta imboccata questa strada, è il protocollo per diventare sempre meno liberi, ma sempre più grandi. Il “consolidamento” è questo: le proprietà vendono, il ceo comanda in nome del mercato. Il business si fa sull’abbattimento dei costi e l’ottimizzazione degli investimenti, non certo sui ricavi e sulla crescita.
In questo modo si arriva alla scomparsa delle proprietà riferite a “famiglie” (Repubblica, La Stampa) o a “salotti alto-borghesi” (Corriere) e il controllo viene affidato a un azionariato diffuso. La governance delle nuove aziende editoriali sarà modificata radicalmente. L’amministratore delegato attuale verrà declassato a capo della “struttura”, così l’attuale direttore responsabile declassato a semplice interprete-garante della linea editoriale e del controllo del perfetto allineamento politico dei giornalisti al conformismo fattosi norma. Tutto il potere sarà concentrato nel ceo, al contempo supermanager e proprietario facente funzione.
Anche per i grandi giornali vale il parallelo con il processo di concentrazione-fusione del business: rimangono i marchi, l’immagine di prodotto, ma i contenuti sono gli stessi, stesse le reti distributive, stesse le politiche prezzi: però con meno addetti, lavori poveri, minor qualità. Questo succederà anche ai giornalisti: faranno un prodotto tecnicamente perfetto, di basso costo, senz’anima.
Questa diventa una grande opportunità per quelli che sapranno scrivere in modo nuovo, libero dalla sudditanza del Potere, proponendo un giornale, rivolto a persone che non leggono più per conquistarli con una rigorosa selezione di notizie, impacchettate per chi ha poco tempo a disposizione.
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