Renew, torniamo nell’Unione
«I sondaggi mostrano che l’opinione sulla Brexit sta cambiando, mentre il governo conservatore vuole costringerci a una Brexit dura senza un chiaro mandato da parte dell’elettorato». Si sapeva che non tutti i britannici erano soddisfatti per l’uscita della Gran Bretagna dal condominio europeo, e queste parole di Sandra Khadhouri, oltre ad esprimere quel malcontento, nascondono un certo tono di minaccia. Per capirne la portata bisognerà aspettare ancora.
In effetti Sandra Khadhouri, James Clarke e James Torrance sono la punta di lancia del nuovo progetto politico presentato all’opinione pubblica lunedì scorso a Londra. Il nuovo partito si chiama Renew, Rinnovamento, perché appunto si è fissato l’obiettivo di rinnovare il panorama politico in un Regno Unito forse meno unito di una volta. Le sue prime mosse vanno rintracciate nel dopo-elezioni generali del giugno 2017. Quei candidati indipendenti che avevano sbandierato un chiaro messaggio europeista ora riuniscono le loro forze ispirandosi, dicono loro stessi, al movimento En Marche che ha portato Macron alla presidenza della Repubblica francese. Non nascondono di aver avuto «riunioni informali» con alcuni loro rappresentanti, e poi le dichiarazioni di Clarke sono abbastanza eloquenti: «Un partito che offre una nuova visione del Paese e vuole esser l’alternativa per coloro che si sentono orfani nel panorama politico attuale».
Il fatto è che i negoziati tra la Gran Bretagna e l’Ue per accordarsi su un’uscita soddisfacente per tutti sono in uno stato che di soddisfacente ha ben poco. Tante voci autorevoli hanno mostrato come la Brexit, sia quel che sia, sarà dannosa per il Paese. Ciò ha finito col far calare i favorevoli all’uscita dalla Ue, come testimonia un recente sondaggio pubblicato da The Guardian (https://www.theguardian.com/politics/2018/jan/26/britons-favour-second-referendum-brexit-icm-poll) da dove risulta che il 47% dei britannici è favorevole ad un nuovo referendum una volta conosciuti i termini dell’accordo, mentre un 34% resta fermo sulla decisione presa nel referendum precedente. Tali percentuali fanno vedere che, se i favorevoli alla Ue sono scesi di poco (48,1% votò a favore nel referendum del 2016), invece i favorevoli all’uscita son molti di meno (51,9% votò contro), e resta una grossa fetta di indecisi.
Ecco perché Renew vuole «rimettere sul tavolo la permanenza nella Ue con un voto sull’accordo finale con Bruxelles», ha spiegato Clarke. Per riuscirne, il nuovo partito e altre forze contrarie alla Brexit cercheranno di convincere i parlamentari, col supporto dell’opinione pubblica, di opporsi all’accordo finale. Se ci riusciranno, ha spiegato Khadhouri, il governo sarà costretto a decidere tra «convocare elezioni generali, fare un nuovo referendum o negoziare di nuovo le condizioni dell’uscita».