Religioni e crisi ambientale
La crisi ambientale rappresenta senza dubbio uno dei problemi più urgenti e critici del nostro tempo. Ma qual è lo specifico ruolo che le religioni possono giocare all’interno di questo scenario, e quale la loro interazione con le istituzioni globali nell’affrontare le pressanti sfide che ci attendono?
Ne discutiamo con il Iyad Abumoghli, principal policy advisor presso l’UNEP (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) e direttore dell’iniziativa Faith for Earth. In questa intervista il Dr Abumoghli ci offre anche un’anteprima su Mizan, il nuovo ambizioso progetto in cui UNEP ha collaborato con diverse organizzazioni islamiche per preparare una carta ambientale musulmana.
Per la maggior parte delle persone sul nostro pianeta i valori spirituali e la religione sono fondamentali nel guidare i comportamenti individuali e comunitari. Dr Abumoghli, ci puo’ raccontare un po’ del lavoro che l’ONU sta facendo per incoraggiare il dialogo interculturale e interreligioso di fronte al cambiamento climatico?
Il mondo sta affrontando calamità globali senza precedenti. Mentre tutti ora ammettono che queste sfide sono causate dalle nostre scelte e dai nostri modelli di consumo, la verità è che ci troviamo di fronte a una profonda crisi di valori. Le religioni posseggono in se una visione molto più ricca dell’ambiente e degli essere umani. Il nostro lavoro a UNEP e a Faith for Earth consiste nel valorizzare questi valori etici e spirituali comuni in tutte le religioni per un uso sostenibile delle risorse naturali. Questo non servirà solo all’ambiente, ma garantirà anche la pacifica convivenza tra credenti di ogni provenienza.
Cos’è Faith for Earth?
Nel 2017 UNEP ha lanciato una strategia globale per mobilitare le varie religioni per l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e dell’Agenda 2030. Faith for Earth è stata fondata proprio per attuare questa strategia, soprattutto mirando a tre obiettivi generali; 1) mobilitare i leaders religiosi per impegnarsi nel dialogo politico sulla governance ambientale; 2) incoraggiare investimenti “verdi” da parte delle organizzazioni religiose, e 3) aiutare a riconciliare le scienze ambientali contemporanee con gli insegnamenti delle fedi. In questo contesto Faith for Earth aspira a radunare credenti in tutto il mondo per lavorare verso un futuro più sostenibile.
I musulmani costituiscono oltre un quinto della popolazione mondiale. Qual è il contributo specifico che le prospettive islamiche possono dare all’umanità nel mitigare gli impatti delle crisi senza precedenti che stiamo vivendo?
L’Islam richiede ai musulmani di vivere in equilibrio come Dio ha creato tutto in equilibrio (Corano 55:7-9). Diversi dei versi nel Sacro Corano parlano della natura e del vivere in armonia con la creazione di Dio. L’Islam non è solo una credenza spirituale ma anche un sistema di governo, e quindi delinea istruzioni chiare su come gli esseri umani dovrebbero vivere sulla Terra. Ad esempio, 14 secoli fa, l’Islam ha inventato il primo concetto di biosfera noto all’umanità, cioè l’obbligo di Hima, in cui si regola l’uso delle risorse naturali, il pascolo, la caccia, il taglio di alberi e la conservazione del suolo alternando modelli agricoli. Inoltre, il ripristino dell’ecosistema è un obbligo spirituale per i musulmani anche nell’ultimo giorno per gli esseri umani sulla terra come nel detto del profeta: “Se la risurrezione sta iniziando e uno di voi ha un alberello nella sua mano che può piantare prima che si alzi allora deve farlo” (Hadith).
Puoi dirci qualcosa su Mizan?
Mizan è il titolo della carta ambientale islamica che l’UNEP sta sviluppando insieme a diverse organizzazioni islamiche. Vorremmo collegare le questioni ambientali contemporanee con le sfide sociali ed economiche associate così da offrire un orientamento pratico alla luce degli insegnamenti dell’Islam a individui, comunità e istituzioni. Mizan, che in arabo significa “equilibrio”, è il modo in cui la Terra stessa è stata creata. Questo documento sarà un manifesto della comprensione teologica-spirituale che i musulmani hanno del nostro pianeta e della sua natura relazionale, cosi come della nostra responsabilità e quindi del nostro dovere di cura verso il pianeta. Vediamo questo sforzo in linea con quello di Papa Francesco con l’enciclica Laudato Si’.