Regno Unito: Boris Johnson nuovo Primo Ministro
Boris Johnson è stato eletto alla guida dei Tory, il partito conservatore della dimissionaria Theresa May, uscita sconfitta alle ultime elezioni del Parlamento europeo. Johnson ha raggiunto il 66% dei voti dei 159.320 membri del partito, mentre il suo sfidante Jeremy Hunt, finora segretario agli Esteri, si è attestato al 33%. Johnson assume anche l’incarico di primo ministro ed intende arrivare ad una Brexit entro il 31 ottobre, secondo la proroga concessa dal Consiglio europeo, con o senza un accordo negoziato con Bruxelles.
Invero Johnson ha intenzione di conciliare «due nobili insiemi di istinti», quelli che vorrebbero restare nell’Unione Europea (UE) e quelli che vorrebbero lasciarla, impresa non facile. Sicuramente egli si impegnerà a portare a termine l’uscita del Regno Unito dall’UE, ma anche a sconfiggere Jeremy Corbyn, leader del partito laburista, che recentemente ha deciso di lavorare affinché il Regno Unito resti nell’UE.
Inoltre, la maggioranza dei parlamentari conservatori non intende lasciare il blocco europeo senza un accordo, rendendo Johnson alquanto debole in Parlamento, con la prospettiva di un voto di sfiducia nei prossimi mesi o addirittura di elezioni politiche in autunno.
Johnson vorrebbe anche rinegoziare l’accordo Brexit concluso da Theresa May, e bocciato tre volte dalla Camera dei Comuni, ma Frans Timmermans, vicepresidente uscente della Commissione europea, sebbene riconosca che una Brexit senza accordo sarebbe «una tragedia» sia per il Regno Unito che per l’UE, ha ribadito che un accordo con l’UE esiste e che l’Unione resterà fedele a quanto sottoscritto.
Negli altri Paesi europei, le prime reazioni all’elezione di Boris Johnson sono state alquanto fredde, se non sarcastiche, in considerazione del fatto che egli stesso, negli scorsi anni, ha dato di sé un’immagine spesso caricaturale e, per questo, ancora non lo si considera seriamente. Questo è vero soprattutto in contrapposizione a Theresa May, che era considerata una negoziatrice chiara ed onesta.
Però, adesso, Boris Johnson guida il Regno Unito, che è molto più dipendente economicamente dall’UE che viceversa nel settore dell’economia e che gioca un ruolo geopolitico importante che non può essere completamente sganciato dall’Unione. Infatti, dopo il sequestro di una nave cisterna petrolifera battente bandiera britannica da parte dell’Iran, avvenuto la scorsa settimana, il Regno Unito ha chiesto una forza navale europea per proteggere le rotte marittime nello Stretto di Hormuz.
Sebbene sia difficile prevedere il corso del nuovo esecutivo guidato da Boris Johnson, Jo Swinson, nuova leader dei Liberal Democratici, ha dichiarato che intende arrivare alla premiership. Il suo partito, infatti, alle elezioni europee di maggio, ha avuto un ottimo risultato, grazie alla sua posizione apertamente contraria alla Brexit. I Liberaldemocratici sono storicamente un partito progressista, europeista e ambientalista, sempre all’opposizione dei governi conservatori e laburisti, tranne una pessima piccola parentesi nel 2010, quando la stessa Swinson fu un membro del governo guidato dal conservatore David Cameron. I prossimi mesi potrebbero aiutare Swinson a capitalizzare il successo ottenuto, grazie al voto di molti elettori laburisti contrari alla posizione ambigua tenuta fino a qualche settimana fa da Corbin verso la Brexit.