Regionali in Emilia Romagna, una competizione senza piazze
Per le imminenti elezioni regionali i due contendenti principali sono Elena Ugolini, candidata civica per il centro-destra e Michele De Pascale appoggiato da una coalizione di centro-sinistra ancora più vasta rispetto al cosiddetto “campo largo” nazionale.
Cosa hanno in comune? La volontà di far sì che la gente vada a votare. Non si può ripetere il 2014, quando ci fu il primo governo Bonaccini, quando ci fu l’affluenza più bassa mai vista, parliamo del 34% dei votanti. In molti diedero la colpa al governo Renzi che in questa regione non era molto ben visto.
Il secondo governo Bonaccini, stiamo parlando del 2020, un mese prima del periodo Covid per intenderci, ci arrivò al poco meno del 60% con l’apporto decisivo delle cosiddette “sardine” a sostegno della conferma del presidente. Si pensa e si spera, nel 2024, di rimanere su quel livello di affluenza.
La campagna elettorale è stata abbastanza fiacca come possono testimoniare i cittadini. Non ci sono stati comizi. Ormai in piazza non se ne fanno più. Tutto avviene sui social o negli incontri promossi dalle associazioni della società civile o da gruppi di interessi economici. È ciò che accade in tutta Italia, ma appare strano per Bologna dove c’è una forte presenza di associazionismo e dove forse i cittadini sarebbero ben contenti di partecipare ad un comizio vecchio stile in qualche piazza. E ce ne sono di piazze in città. Ma tutti però decidono poi di promuovere incontri in luoghi chiusi, non soltanto per le condizioni climatiche, non fa molto freddo, ma soprattutto perché è molto più interessante capire chi sono i reali potenziali elettori, i loro interessi così da indirizzare la discussione verso le esigenze di chi si ha di fronte. Molto più facile. Ma ciò significa che chi andrà a votare fa parte di qualche realtà organizzata interessata a sostenere piattaforme particolari.
Tra gli argomenti principali e più dibattuti, ovviamente, stando sulla cronaca, ci sono l’alluvione che ha interessato soprattutto la Romagna e l’inondazione che ha colpito Bologna a metà ottobre. Il disastro climatico dell’area romagnola è un argomento di forte sostegno alla Ugolini da parte del centrodestra che accusa la guida della Regione di non aver speso i soldi stanziati due anni fa, dopo cioè la prima disastrosa alluvione. Afferma l’esatto contrario Michele De Pascale, il candidato del centro sinistra che è attualmente sindaco di Ravenna e può vantare un’esperienza diretta sul campo.
Ma quanto potrà incidere questa polemica sul voto? In sostanza ben poco. In Romagna la visione è polarizzata in base alla provenienza politica che arriva a due teorie contrapposte. C’è il centro destra che dice: “Vi abbiamo dato i soldi ma e non li spendete”. Il centro sinistra afferma, invece, che i soldi sono stati stanziati ma mai arrivati.
Su Bologna il recente trauma dell’alluvione si farà sentire di più perché è la prima volta che il capoluogo felsineo ha subito un tale disastro. La gente più toccata dai danni ha perso i suoi ricordi, i suoi averi, depositati soprattutto in cantina o negli appartamenti a pieno terra rimasti inondati. La popolazione è rimasta sorpresa davanti ad un caso inatteso. Sotto Bologna ci sono tanti canali ormai “tombati” dagli anni ’50 senza aver creato preoccupazioni a memoria d’uomo.
Altro argomento è ovviamente la sanità pubblica in una Regione dove permangono casi eccellenti di strutture dedicate, tuttavia, ai grandi traumi, per i grandi trapianti di cuore, di polmoni, di fegato. A Bologna c’è la grande e l’alta chirurgia che continua a funzionare molto bene. Sta andando, invece, in sofferenza la piccola sanità, intesa come liste d’attesa lunghe e infinite, sia per delle prestazioni specialistiche che per gli interventi di minore entità.
In sostanza se si è di fronte ad un problema oncologico, a qualcosa di grosso, si possono trovare tutte le strutture in grado di intervenire prontamente, ma statisticamente, e per fortuna, sono casi più rari. È nel campo della sanità cosiddetta minore che esiste una reale difficoltà per mancanza di fondi, soprattutto a livello nazionale. Il candidato del centro sinistra De Pascale ha affermato che sarà il suo impegno principale rivoluzionare la sanità in Emilia Romagna. Parliamo di un settore che resta ad un ottimo livello, ma esistono delle strozzature burocratiche ed inefficienze dovute a sacche di potere e clientelismo che si sono stratificate nel tempo.
Altro argomento molto sentito è stato la realizzazione di tanti cantieri presenti in tutta la regione e in particolare a Bologna.
Le previsioni del voto indicano una vittoria senza problemi per il centro sinistra. Si parla di un distacco anche di 10 punti percentuali. Ma la grande scommessa che può incidere davvero resta l’affluenza alle urne.
Pochi i confronti diretti, per una ritrosia manifestata dalla candidata del centro destra, ma momenti significativi di dialogo sono stati promossi dal direttore del quotidiano Il Resto del Carlino, e dalla redazione bolognese di Repubblica Bologna.
La Ugolini ha un profilo di candidata civica con un’esperienza di sottosegretaria al ministero dell’Istruzione nel governo tecnico guidato da Mario Monti. Alcuni, in un primo tempo, hanno considerato la sua provenienza dall’associazionismo cattolico vicino a Cl un fattore attrattivo del voto di una certa fascia dell’opinione pubblica. Di certo ha messo in difficoltà la controparte quando nel luglio del 2024 è stata la prima a candidarsi obbligando il centro sinistra ad uscire dall’indecisione scegliendo De Pascale che può vantare la giovane età, ha solo 39 anni, e già un mandato da sindaco di Ravenna con una stima positiva espressa trasversalmente.
Ma il vero tratto distintivo che contrassegna ormai ogni tornata elettorale, anche a livello locale, è il timore di un crescente astensionismo che rappresenta un serio rischio per la democrazia.