Gli applausi al boss arrestato non fermano l'azione della società civile e il sostegno ai magistrati.
«Giovannino è un uomo di pace». Una donna, vestita di nero, con le proprie urla ieri è riuscita a sovrastare il vocio di circa quattrocento persone appostate dinanzi la Questura di Reggio Calabria, al momento del passaggio in manette del super latitante della ‘ndrangheta, Giovanni Tegano. Un “uomo di pace” colto nel bunker in cui si nascondeva con una calibro 6,35 col colpo in canna e responsabile di circa seicento morti per la guerra di mafia e per questo già condannato all’ergastolo in via definitiva.
Un urlo, quello della donna probabilmente prossima congiunta del boss, che ha fatto scatenare un’altra cinquantina di persone in applausi verso Tegano e grida contro le forze dell’ordine. Eppure per l’episodio che ha fatto il giro di tutti i Tg nazionali, il resto della città non si è lasciata impressionare. E così attraverso facebook, nella prima serata di ieri, il movimento “Reggio non tace”, proprio davanti alla Questura, ha organizzato un’altra manifestazione, con semplici cartelloni e senza bandiere ideologiche, facendosi portatore di un messaggio della parte onesta della città: «Noi vogliamo essere uomini di pace e dire grazie alle forze dell’ordine e alla magistratura».
“Reggio non tace” è il movimento spontaneo di cittadini e associazioni che si è costituito subito dopo l’attentato alla procura presso la Corte di appello di Reggio Calabria ai primi di gennaio. Da allora, puntualmente, ogni mese ha creato occasioni d’incontro e di scambio con la società civile, riscuotendo buona partecipazione e apprezzamento della magistratura. A ogni tappa infatti il procuratore della Dda reggina, Giuseppe Pignatone, ne ha sempre sottolineato la valenza. Reggio insomma si è messa in cammino, la strada verso il riscatto non è breve, eppure bisogna cominciare a percorrerla anche quando certi segnali rischierebbero di comprometterla. Di questo oggi la società civile ne è più consapevole.