Referendum: ha votato il 40%

Il 95% dei votanti spera in una maggiore autonomia. Polemiche per un referendum giudicato da molti inutile e costoso. L’esito non è vincolante
Roberto Maroni

È fatta. La domenica del referendum lombardo si è chiusa con il voto di circa 3 milioni di elettori. Quasi il 40% degli aventi diritto è andato a votare e con un risultato scontato: oltre il 95% spera in una maggiore autonomia per la regione.

È fatta. Superato anche l’esame del voto elettronico, anche se ha creato qualche problema nel ritardo della proiezione dei dati. Soddisfatto il governatore Maroni, sia del risultato «Adesso andiamo a trattare a Roma», sia dell’esordio del voto elettronico: «Invierò una relazione al ministro dell’Interno per suggerire di utilizzarlo per le prossime elezioni politiche e alle regionali in Lombardia».

Ma l’esordio del elettronico non è stato un gran successo. Lo hanno contestato in molti sia per il costo, la regione ha speso oltre 20 milioni di euro per l’acquisto di 24mila tablet, software e spese di assistenza tecnica, sia per il ritardo delle proiezioni che ha creato confusione.

Non sono mancate nei giorni precedenti e fino a domenica contestazioni al referendum, come quella organizzata dall’associazione I Sentinelli che spiegavano in un gazebo strada: «Anche noi vogliamo la secessione, creeremo la Repubblica dei Sentinelli con il nostro referendum farsa: esattamente come i leghisti. Solo che il nostro è costato 51 euro, non 51 milioni».

Risultato deludente secondo molti del Pd. Giorgio Gori, il sindaco di Bergamo che potrebbe sfidare Maroni nel 2018 e che ha guidato i sindaci del Sì, commenta: «Uno dei due governatori, quello del Veneto, ha un gruzzolo di voti da portare nella trattativa con il governo, un altro no perché Maroni porta meno dei voti con cui è stato eletto per governare la Regione, e cioè il 43%. Se arriva al 40%, mi sembra un risultato appena sufficiente».

Festeggia invece la Lega Nord con Salvini, che assicura: «Da domani lavorerò perché anche i cittadini delle altre regioni che me l’hanno chiesto, dalla Puglia al Piemonte, dal Lazio alla Toscana possano fare la stessa scelta. La vittoria non è solo della Lega ma soprattutto degli italiani che vogliono il cambiamento».

Di consultazione inutile e dannosa per la casse lombarde (costata 52 milioni di euro!) parlano altri cittadini e spiegano che «la trattativa con il governo avrebbe potuto iniziare tre anni fa senza alcun referendum. Il voto di ieri arriva a sei mesi dalla conclusione della legislatura regionale: qualche dubbio a me viene. C’è da coprire cinque anni di governicchio, di arresti ed inchieste giudiziarie o altro?».

Con la vittoria del Sì, la regione potrà intraprendere iniziative istituzionali per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. L’esito del referendum non è vincolante, ma ha un notevole peso politico. In Lombardia a differenza del Veneto non era previsto il quorum, anche se l’affluenza è un indicatore politico particolarmente atteso.

Il governatore Roberto Maroni, tra i principali promotori del referendum, punta a intavolare una trattativa con il governo per ottenere più competenze possibili tra le 26 che la Costituzione indica come “trasferibili”.

Giornata fiacca, affluenza bassa fino alle 19, poi l’accelerata su tutto il territorio regionale. Nei comuni dove si è votato Bergamo e provincia, seguono Lecco, Brescia, Como, Sondrio, Cremona, Varese, Monza Brianza, Lodi, Mantova e Pavia 27,71%. In alcuni Comuni della Bergamasca, secondo l’assessore Fava, si è «superato il 50%» degli aventi diritto al voto. Milano resta l’unica città “in controtendenza”, con l’affluenza più bassa.

 

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