Russia, i referendum “farsano” le cose

Si attende la dichiarazione di annessione, dopo l’ufficializzazione dei risultati del referendum nelle regioni occupate dai russi, che con ogni evidenza hanno avuto un tasso molto basso di democraticità, ma che hanno messo comunque in luce la complessità della mappa etnica e linguistica del Paese
Un uomo vota durante il referendum a Luhansk, Repubblica popolare di Luhansk controllata dai separatisti sostenuti dalla Russia. Ucraina orientale, martedì 27 settembre 2022. Foto AP

Mentre la guerra del gas conosce ogni giorno nuovi sussulti, in cui la sorpresa la fa da padrona, sui corsi del suo prezzo determinato sulla piazza di Amsterdam dove viene quotato – per certi versi appare perversamente “geniale” la mossa degli attentati al gasdotto Nordstream, danni minori che fanno comunque impennare il prezzo e aumentare quindi le entrate di Mosca −, si sta concludendo il processo avviato da Mosca per i referendum che sanciranno presto l’adesione del Donbass e di qualche altro territorio ucraino oggi occupato dai russi, alla “madre patria”.

Dalla Repubblica di Donetsk, per bocca del suo attuale capo, Denis Pushilin, fanno sapere ad esempio che «presto avverrà la firma dell’accordo per l’annessione alla Russia». Lo stesso funzionario ha aggiunto: «Inizierò presto a preparare le mie prossime mosse. Firmeremo molto presto un accordo con la Russia. Quindi sto per partire», ha detto ai giornalisti nella sede della Commissione elettorale centrale.

In tutte e quattro le regioni in cui si sono svolti i referendum il “sì” ha vinto in maniera plebiscitaria. Il risultato scontatissimo è stato annunciato congiuntamente dalle autorità separatiste e filorusse delle regioni dell’est e del sud dell’Ucraina, con un risultato del 99,23% di pareri favorevoli all’annessione. Si tratta delle regioni orientali di Lugansk e di Donetsk, e quelle meridionali (parziali) di Zaporizhzhia e Kherson. «Kiev non può negoziare con Mosca dopo i referendum di annessione», ha commentato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parlando in video alla riunione del Consiglio di Sicurezza Onu.

I commenti delle potenze occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti per bocca del suo segretario di Stato Blinken, sono di unanime condanna per tali referendum, nel disconoscerne i risultati. «I referendum farsa tenuti dalla Russia non hanno legittimità e sono una palese violazione del diritto internazionale. Queste terre sono l’Ucraina», scrive in un tweet il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Nel frattempo a Kiev si è stabilito che verranno comminati cinque anni di carcere a chiunque abbia collaborato ai referendum, come ha dichiarato il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, intervistato dal quotidiano svizzero Blick: «Abbiamo già un elenco di persone che sono state coinvolte», precisando tuttavia che bisognerà valutare quanto liberamente i cittadini ucraini collaboratori siano stati liberi di votare o di organizzare il voto.

Nei fatti i referendum segnano un nuovo aumento della tensione, perché l’annessione permetterà a Mosca di considerare un attacco alla Russia stessa ogni proiettile che cadrà su questi territori. La manovra è evidente: cercare di costringere i Paesi occidentali ad ammettere di essere in guerra, di fatto se non ufficialmente. In realtà i Paesi della Nato in guerra ci sono già, mentre paradossalmente Putin si ostina a dire che la Russia non è in guerra, anzi che la guerra non c’è per nulla, perché tutto quanto accade in territorio ucraino, e ora secondo i russi ex-ucraino, è un’operazione di soccorso di Mosca alle popolazioni filorusse schiacciate dai nazisti di Kiev.

La farsa dei referendum non deve nascondere però un dato di fatto: più della metà della popolazione delle zone occupate (secondo le stime prebelliche) è russofona e in buona parte filorussa. Difficile valutare, invece, quanti di loro siano anche per l’annessione alla Russia. C’è quindi da scommettere che in un referendum libero le percentuali bulgare sarebbero cancellate; ma, probabilmente, la percentuale dei favorevoli all’annessione da parte di Mosca sarebbe comunque notevole, forse maggioritaria.

La storia dell’Ucraina, e dell’Unione sovietica, mostra come le diverse popolazioni si siano mescolate in modo massiccio durante l’epoca del socialismo reale, creando Stati di fatto multiculturali, multietnici, multilinguistici e talvolta multireligiosi. Non si può non tenerne conto. Altra cosa, ovviamente, è la violazione illegale dell’integrità territoriale da parte di una potenza straniera atta a modificare i confini delle nazioni della regione post-sovieticha.

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