Recuperiamo i monumenti!
Gli orologi dei campanili si sono fermati alle 4.04. Quello di Finale Emilia è rimasto tagliato a metà, insieme alla torre. Per giorni abbiamo vissuto in diretta la triste cronaca del terremoto che ha colpito l’Emilia e le regioni limitrofe. Migliaia le aziende crollate o seriamente danneggiate, lasciando famiglie senza lavoro. Le urgenze e i primi interventi ruotano attorno a questi immediati effetti del sisma: assistere le persone e assicurare la loro sussistenza (vedi l'articolo di Aurora Nicosia "Più forti della paura").
Da subito si dovrà tuttavia attivare anche il recupero del patrimonio artistico colpito in modo violento. Lo squarcio nel palazzo municipale di Sant'Agostino a Ferrara è divenuto un simbolo dei danni subìti. Sono crollate torri civiche, chiese e campanili; sono rimasti danneggiati palazzi storici e chiostri. Un bilancio, ancora provvisorio, recensisce 45 chiese gravemente colpite nella sola arcidiocesi di Modena.
Perché oltre alle aziende e alle case i provvedimenti dovranno puntare più presto possibile al recupero dei monumenti storici? Perché l’uomo non vive di solo pane. Vive anche e soprattutto di aggregazione, di rapporti, di appartenenza civile ed ecclesiale. Non basta la casa, non basta l’azienda, abbiamo bisogno anche della torre che offre un inconsapevole ma reale punto di orientamento, della piazza che con i suoi palazzi e monumenti diventa luogo d’incontro e salotto cittadino, della chiesa dove si va la domenica non solo per pregare ma per ricompattare il senso della comunità. Oppure lasceremo che i centri commerciali, artificiali e anonimi, sostituiscano il cuore caldo e armonioso della città o del paese, per diventare espressione di un ammasso freddo e caotico di persone che si toccano senza incontrarsi, nel più assoluto individualismo? Senza la condivisione di uno spazio sociale, senza luoghi d’arte e di bellezza, senza edifici e spazi di riferimento affettivi, crescono paura e diffidenza, si alimenta la violenza, ci si chiude nel proprio gusto. Chiese piazze e torri sono frutto del concorso di popolo e per questo aggreganti. Dobbiamo continuare insieme a costruire – o ricostruire –, e salvaguardare la nostra città.