Recuperati, riassemblati: salvati

Tre guerrieri composti si stagliano davanti alla porta del castello; stanno lì a darci il benvenuto ed invitano ad entrare. All’interno altre opere attendono un nostro sguardo, un cenno. Sono animali, composizioni, oggetti, idee, nati semplicemente dall’incontro, il più delle volte casuale, dell’artista con le materie più diverse. Si rimane sempre un po’ stupiti di fronte alle opere di Roberto Cipollone, ai più conosciuto come “Ciro”. La sua bottega, a Loppiano vicino Incisa Valdarno presso Firenze, è stracolma di reperti, raccolti e “accolti” in un grande spazio coperto. “Guarda quanti… guarda quanti ce ne sono… ancora da “salvare”, suggerisce indicando le mille cose raccolte e messe in ordine sparso. Salvare, restituire nuova dignità ad oggetti altrimenti senza vita e gettati via, reinventare partendo dagli ultimi. Sono questi i pensieri che ci spingono ad accarezzare la testa- cucchiaino di un uccello accovacciato o che invitano a lasciarsi trasportare dal fascino di enormi sedie,”magiche”. Ciro spazia dal legno al ferro, dalla pietra alla fusione in bronzo (che lascia trasparire la sua formazione presso la fonderia del padre) e ancora latta e plastica. Le sue sculture/pitture, icone di una nuova modernità che genera e poi abbandona e dimentica, sembrano volerci parlare attraverso un brusio sordo. Le abbiamo ascoltate suggerire atmosfere intime in giugno, nel chiostro del Teatrino della Bicchieraia ad Arezzo a decine e decine di turisti stranieri, che nel caos di una domenica di fiera hanno avuto l’ardire di “entrare”. Hanno testimoniato un impegno concreto a favore del rispetto e della tutela dell’ambiente all’Alberese (Grosseto) nell’ambito dell ‘ i m p o r t a n t e manifestazione di Festa Am- biente. Sono rimaste immobili ad aspettare nelle sale e nel cortile del castello di Torella dei Lombardi ad Avellino in agosto e continueranno la loro marcia fino a Parigi, presto. Ciro si muove senza tregua tra ferri vecchi, latte, legni e antichi oggetti d’uso quotidiano, a volte ormai sconosciuti. Sorride sotto la barba grossa. C’è chi ha voluto avvicinare il suo percorso a quello dei grandi movimenti europei che hanno fatto l’arte contemporanea e c’è chi, ormai abituato alle sue fughe alla ricerca di oggetti abbandonati, lo ha superficialmente relegato al mondo dell’artigianato. Nelle sue creazioni non c’è traccia alcuna di casualità, angoscia, lacerazione, imposizione. Non c’è pretesa di dire chissà che,ma solo la felicità per aver ricomposto ciò che era stato frammentato: la storia, la vita non solo di quei materiali recuperati ma anche degli uomini che li hanno utilizzati (pensiamo alle moltissime opere realizzate quasi esclusivamente utilizzando zappe). Passiamo a salutare Ciro che, nel suo atelier-laboratorio- officina, sta riorganizzando le sue opere per la prossima esposizione. È entusiasta, mentre mostra con orgoglio un bellissimo vaso di terracotta nera: è composto da tanti pezzetti incollati con estrema cura. “Guarda! – esclama -. L’ho trovato nel cassonetto della spazzatura, non capisco come abbiano fatto a buttarlo via, l’ho rimesso in sesto!”. E lo ripone in una delle sue mensole-vetrina, ormai stipate. Sorridiamo, facendo lo slalom tra tanti altri oggetti immobili. In coda anche loro per essere salvati… Esposizioni San Giovanni Valdarno (Arezzo). Studio d’arte “Il graffiacielo”.Via Garibaldi, 22. 15-30 settembre. Scuoletta San Zaccaria Venezia. “Sculture a San Zaccaria”. 16-30 settembre. Centre ville à Rue Piétonne Parigi. Marché des arts “Issy 2002”. 28-29 settembre. Bruxelles (Belgio). “Insieme”. Orp-Le grand Orp-Jauche). Novembre-dicembre 2002.

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