Recuperare il passato
Molti qui in Messico si augurano che non sia l’eccezione. L’eccezione che conferma la regola in una società messicana ancora maschilista. Josefina Vazquez Mota, 51enne, è nella storia del Messico la prima donna candidata alla presidenza della Repubblica (1° luglio il voto) e già questo fatto costituisce un punto di non ritorno nel cammino di emancipazione.
Percorso, questo, avviato da una donna quasi 500 anni fa, la Vergine di Guadalupe, che troneggia nel cuore dei messicani. Apparsa nel dicembre 1531 all’indio Juan Diego ai piedi della collina di Tepeyac, vicino a Città del Messico, ha lasciato misteriosamente impressa la sua immagine sul mantello (da allora intatto) del giovane che si venera nella basilica più visitata di tutte le Americhe, con oltre 20 milioni di fedeli all’anno.
La Morenita resta un mistero per la cultura europea, mentre invece risultava un libro aperto, ricco di messaggi e di significati per le popolazioni locali prima dell’arrivo degli spagnoli. Insomma, seppe pienamente inculturarsi, dando dignità a quei popoli, alle loro tradizioni religiose e culturali. «Il mio cuore resta qui con la Morenita», scrisse Chiara Lubich nell’album d’onore, quando nel 1997 venne a visitare la grande reliquia. E si capisce! Ma sembra riduttivo dare alla frase solo un significato devozionale. Dalla visuale della Morenita si può capire come rapportarsi con i popoli olmeco, maya, tolteco, atzeco e con i loro attuali discendenti.
Occhi bassi, senso d’inferiorità, sfiducia in sé stessi, fatalismo connotano spesso la vita delle popolazioni indigene e di quelle povere sin dalla più tenera età. Ti guardano invece negli occhi in un rapporto paritario ed aperto i bambini della scuola Santa Maria, ad Acatzingo (Puebla), vicino alla cittadella dei Focolari “El Diamante”, portata avanti da un’équipe di educatori del movimento. Qui il progetto formativo coinvolge oltre 400 studenti e relative famiglie, spesso piagate da alcolismo e violenza. Si va facendo strada una cultura che incoraggia le ragazze a rompere la tradizione di studiare lo stretto indispensabile e di vivere in uno stato di sudditanza.
Effetti che non hanno lasciato indifferente il copresidente dei Focolari, Giancarlo Faletti, in visita per la prima volta in Messico. Attento come sempre alle nuove generazioni, non si è fatto sfuggire l’occasione di un incontro con 180 giovani del movimento provenienti da tutto il Paese per valorizzare la loro conoscenza di una ragazza, la beata Chiara Luce Badano, e far diventare la cittadella un punto di riferimento per i loro coetanei.
«Non siate allievi della televisione o di Internet – ha indicato Faletti ai presenti –, ma impegnatevi a possedere la cultura che nasce dal carisma dell’unità. Le sfide attuali richiedono conoscenze interdisciplinari e approfondimenti continui. Fate tesoro degli esperti e delle iniziative di dialogo con le culture avviate dal movimento».
«A Bogotà, in Colombia, Faletti ha visitato, tra il resto, il Centro sociale “Unitad”, nella periferia sud della capitale, un coagulo di etnie e povertà. 35 anni di presenza e ora la speranza percorre le sconnesse strade di chi impastava argilla per ricavare mattoni, come Gabrielina e Macedonio, ora coordinatori del Centro e punti di riferimento nel barrio.
A guidare il “Progetto Innocenza” è invece Juan Carlos Cardenas, avvocato e docente universitario, che con una piccola squadra di esperti riesamina gratuitamente i casi di chi è stato ingiustamente condannato. Sono un buon numero quelli già tornati in libertà. Spesso provengono dalle fasce emarginate della popolazione.
«Non c’è solo da risolvere le disuguaglianze economiche – ha fatto presente la presidente dei Focolari, Maria Voce, la mattina di Pasqua, in un collegamento video dal Guatemala, parlando ad una rappresentanza di 1.200 persone del movimento di Colombia, Costa Rica, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela –. Mi sembra che la vostra regione possa diventare una società armonizzata di popoli che fanno dono reciproco delle proprie vicende storiche e radici culturali precedenti l’arrivo degli spagnoli per mostrare al mondo la testimonianza di una convivenza che recupera il passato. Mi fido di voi».