Recovery Fund e il nostro Sud

Lo storico accordo sul Recovery Fund rappresenta un’opportunità di rilancio unica per tutto il Sud Italia, ma solo a precise condizioni. L’opinione di Giuseppe Ursino, primo vincitore in Sicilia del bando “Smart Cities & Communities” ed esperto di progetti europei
Recovery Fund Stephanie Lecocq, Pool Photo via AP

Lo storico accordo in sede europea sul Recovery Fund, al netto di facili entusiasmi o di sterili contrapposizioni, rappresenta un’opportunità di rilancio unica per tutto il Sud.

«Non si è mai vista una tale quantità di fondi come quella messa in campo: ora più che mai servirà, per l’individuazione degli interventi da finanziare, una visione strategica di cosa è da intendersi per sviluppo» conferma Giuseppe Ursino, Ceo del JO Group, gruppo di aziende con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei, con sede a Catania, primo classificato in Sicilia nel 2019 per il bando su “Smart Cities & Communities” afferente alla Strategia regionale dell’Innovazione per la Specializzazione Intelligente.

Prima di tutto, premette, è necessario partire dall’assunto che l’accessibilità è il fattore chiave per lo sviluppo economico di un territorio.

«Questa marginalità, quest’inaccessibilità, sottende l’ingiustizia economica e sociale più grave che da sempre subisce la Sicilia, come buona parte del Sud, e che finora ahimè – ammonisce – noi meridionali abbiamo accettato con la stessa rassegnazione con cui si china la testa davanti alla morte: un approccio mentale sottomesso. D’altra parte, se anche in occasione del Recovery Fund si continuerà con l’andazzo riacuitosi negli anni ’90 con la Seconda Repubblica, di polarizzare tutte le infrastrutture nel Centro-Nord del Paese, continueranno inevitabilmente a crescere la sperequazione economica e l’emigrazione dall’intero meridione».

Già più volte, per questo, i governi nazionali sono stati richiamati dall’Unione Europea, sia per il marcato disinteresse rispetto alle politiche economiche a supporto del Sud Italia, sia per il susseguente inaccettabile protrarsi di quella dualità italiana che vede, a fronte di un Nord ricco di opportunità, un Sud abbandonato a sé stesso.

Se il Sud subirà anche questa volta l’ennesima umiliazione, si aggraverà la già forte sfiducia esistente tra i meridionali verso le istituzioni. Ma a chi potrebbe convenire questo?

«Le istituzioni locali, i corpi intermedi, le ‘risorse morali’ del Sud devono in queste settimane, prima che i giochi siano fatti, trovare un modo di farsi sentire e battere i pugni sui tavoli decisionali per far valere quella ‘fame di infrastrutture’ che ogni giorno paghiamo a caro prezzo con povertà, disoccupazione ed emigrazione di massa – evidenzia Giuseppe Ursino, impegnato professionalmente dal ’95 su fondi strutturali e fondi europei diretti gestendo centinaia di progetti –  e concordo con le preoccupazioni del presidente Mattarella sull’evidenza che i tagli di questi anni nel Sud per la spesa in scuola e sanità, e l’azzeramento nei fatti della spesa per infrastrutture, abbiano accelerato un’inaccettabile crescita delle diseguaglianze».

Non c’è occasione migliore del Recovery Fund per riparare ai torti subiti dopo che per decenni l’inadeguatezza di buona parte del ceto politico meridionale e le scelte dei maggiori partiti nazionali hanno visto di fatto spendere quasi tutti i soldi pubblici per le infrastrutture nel Centro-Nord, con il silenzio di buona parte di media nazionali e parlamentari.

«Per quanto ancora ci dovremmo accontentare di non avere neanche un anello autostradale che completi il triangolo dell’Isola? – si chiede Giuseppe Ursino, menzionando la Sicilia che ben conosce – Per quanto ancora dovremo subire il danno economico e sociale di non avere l’alta velocità ferroviaria? Per quanto ancora dovremo subire lo smacco di un aeroporto catanese depotenziato dalla mancanza di una pista di atterraggio lunga per far crescere i voli diretti che sono il più efficace volano di traffico turistico? Quando saranno applicati i livelli essenziali di assistenza (abbreviato in LEA) per tutte le prestazioni, i servizi e le attività del servizio sanitario nazionale, affinché si abbiano prestazioni uniformi su tutto il territorio nazionale?».

Il Recovery Fund rappresenta evidentemente una straordinaria occasione. «Le regioni del Sud devono avere chiaro come sia in gioco la partita della vita. Non è proprio il momento per la sciatteria e la mancanza di coraggio politico: niente sterili chiacchiere, autocommiserazione e scaricabarile. – è l’appello di Giuseppe Ursino – Quest’enorme allocazione di miliardi si deciderà nelle prossime settimane: tutti coloro che dentro sé stessi si ritengono ‘classe dirigente’ comincino ad interrogarsi, trovino canali di comunicazione, costruiscano forza negoziale da far valere sui tavoli dove già si stanno prendendo queste decisioni così vitali per il nostro futuro.

Per favore, si faccia stavolta oltre il canonico ‘possibile’ per evitare che altre centinaia di migliaia di concittadini debbano lasciare il Sud in cerca di un lavoro, condannandolo ad un incontrovertibile declino. Oltre che per attaccamento alle nostre radici – conclude – lo dobbiamo soprattutto ai nostri figli, ai quali altrimenti, rassegnati e affranti, dovremo continuare a spiegare che per il loro futuro sarà meglio lasciare questa terra e andare via».

 

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