Reciprocità, scelta dei poveri e inculturazione: riflessione sui diritti umani
L'approssimarsi della ricorrenza del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottata dalla Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, superando evocazioni strettamente celebrative, consente una lettura della contemporanea politica internazionale attraverso la questione dei diritti umani e propone nel contempo alcune riflessioni al più generale dibattito politico-culturale. Ambedue le prospettive ritrovano un paradigma di ispirazione comune: il quotidiano affermarsi di nuove aspettative di vita dell'uomo in società porta con sé, come conseguenza considerata ormai necessaria, una parallela affermazione di diritti e libertà. Affermazione che spesso con rapido pragmatismo tende a trasformarsi in rivendicazioni, contrapposizioni e lotte che lasciato da parte ogni margine di sereno confronto si pongono quali veicoli di divisione ben noti all'osservatore della realtà mondiale, specie se radicalizzati in violenza e rifiuto dell' altro. La possibilità di operare nel mondo e di agire sul corso della storia dell'umanità, e quindi anche sulla "questione" dei diritti umani, si misura nella capacità di conoscenza, approfondimento e studio, fatta di fatica e sofferenza, unica strada per instaurare quel dialogo necessario a ricostruire una visione unitaria della persona, della sua vita sociale e della famiglia umana universale.