Realpolitik, inciucio o dovere istituzionale?

Sembra che si sia raggiunto un accordo sulla leggere elettorale. Quando la politica è con le spalle al muro

Allora, sembra proprio che entro il 7 luglio avremo la legge elettorale tanto auspicata dal presidente Mattarella. Ciò vuol dire che con tutta probabilità andremo alle urne nel mese di settembre e che quindi avremo una campagna elettorale balneare, una quasi-novità. Voteremo, probabilmente, con un sistema maggioritario alla tedesca ma con sbarramento al 5 per cento, avversato ovviamente dai piccoli partiti che rischiano così la scomparsa. La vera novità sta però nel fatto che, pur turandosi il naso, i tre potenziali maggiori partiti d’Italia, Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Forza Italia siano d’accordo.

Viene da chiedersi, al di là delle norme sempre perfettibili di una manovra elettorale, nel merito delle quali non entriamo quest’oggi oggi, che cosa rappresenti l’accordo. Ma prima va ripetuto una volta per tutte che non esiste una legge elettorale perfetta, come tutti i partiti sembravano affermare nei mesi e negli anni scorsi; al contrario, la legge elettorale è espressione di un popolo in un dato momento storico e quindi può essere cambiata senza tanti pianti, qualora una maggioranza la sostenga.

Ma allora, l’accordo intercorso tra gli sherpa (talvolta chiamati pontieri) e poi tra i leader dei partiti è un inciucio? È il frutto di una realpolitik cui improvvisamente si sarebbero convertiti i leader? O è semplicemente la risposta a un dovere istituzionale, come richiesto più volte dal presidente Mattarella, che ha fatto intendere che non avrebbe mai sciolto le Camere senza una chiara legge elettorale? Credo ci sia un po’ di tutto: certamente c’è inciucio, cioè convergenza di interessi tra fazioni opposte a puri fini elettoralistici, non certo per una visione a lungo termine della società italiana; c’è realpolitik, nel senso che Renzi, Berlusconi e Grillo si sono resi conto che dovevano accettare di rinunciare ai loro progetti ideali di legge elettorale per poter andare rapidamente alle urne; infine, oso sperare che vi sia stata nella decisione anche un po’ di spirito costituzionale, un po’ di rispetto per le istituzioni, un po’ di considerazione anche per Mattarella.

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