Re Carlo sul trono d’Inghilterra
Primo successo nella Premier League per un allenatore italiano. Con uno stile davvero … “speciale”.
Carlo Ancelotti ce l’ha fatta. Lasciato il Milan ed il calcio italiano solo un anno fa, il tecnico parmigiano, al primo tentativo, ha vinto domenica “lo scudetto” inglese alla guida del Chelsea, riportando a Londra un trofeo che mancava dal 2006. Quando, sulla panchina dei Blues, sedeva un certo Jose Mourinho, probabilmente l’allenatore più forte in circolazione, certamente quello più osannato del momento. Lo ha fatto vincendo l’ultima partita di campionato con un sonoro 8-0 nei confronti del malcapitato Wigan. Lo ha fatto al termine di una stagione in cui la sua squadra ha spesso dato spettacolo ed ha superato la quota dei 100 gol in campionato (103, record assoluto per la Premier League). Lo ha fatto alla sua maniera. Quella di un italiano figlio di contadini plasmato dall’educazione ricevuta dai salesiani, un tipo senza troppi fronzoli, uno che non bada al look quanto piuttosto alla sostanza. Un tipo davvero … “normal”.
Ancelotti, in un solo anno oltremanica, ha conquistato un po’ tutti. Con quella sua caratteristica tranquillità, frutto dell’esperienza maturata in tanti anni vissuti da protagonista nel mondo del calcio (per lui anche due Coppe Campioni vinte da giocatore ed altrettante da tecnico), Carlo ha conquistato innanzitutto i suoi nuovi giocatori. «Si confronta sempre con noi. È un uomo calmo, rilassato, ma quando parla diventa autorevole», ha affermato Didier Drogba, il fortissimo attaccante ivoriano vincitore della classifica marcatori inglese (29 gol in tutto per lui). Ha conquistato l’affetto dei suoi nuovi tifosi e la stima dei suoi colleghi avversari: «La vittoria del Chelsea è giusta», gli ha reso onore Alex Ferguson, il carismatico allenatore del Manchester United che aveva conquistato gli ultimi tre campionati e che quest’anno è giunto secondo ad un solo punto di distanza dal Chelsea. «Bravi Ancelotti e i suoi giocatori, hanno avuto un comportamento esemplare per tutta la stagione», ha dichiarato da parte sua Arsene Wenger, tecnico dell’Arsenal arrivato terzo in classifica.
Non è quindi passato inosservato quello stile tutto personale che Carlo ha cercato di trasmettere ai suoi calciatori, quel modo tutto suo di vivere lo sport. Tra un sorriso ironico ed una battuta al momento giusto tanto per sdrammatizzare. Se ne sono accorti anche i più scettici media inglesi, quelli che ad inizio stagione lo prendevano di mira per il suo inglese molto “scolastico” e poco “british”: «Con Ancelotti – spiega ora un noto cronista del quotidiano Independent – i giocatori hanno smesso di aggredire l’arbitro». Già, non è passato inosservato quel modo di vivere sconfitte e vittorie senza polemizzare con gli arbitri, senza litigare con i suoi giocatori, senza criticare gli allenatori delle squadre avversarie. Quel modo che alla fine deve aver convinto anche il suo presidente, il ricchissimo patron russo Roman Abramovich, che dopo l’uscita dalla Champions League avvenuta negli ottavi di finale proprio per mano dell’Inter e di Mourinho, l’ex tecnico portoghese così tanto rimpianto a Londra nelle ultime “fallimentari” stagioni, aveva addirittura minacciato di mandarlo via!
Carlo, in quell’occasione, non ha fatto una piega. Ha riconosciuto i meriti degli avversari (e del loro bravissimo allenatore) senza accampare scuse, senza ricordare che in fondo il Chelsea è composto essenzialmente da campioni un po’ in là con l’età, senza rinfacciare al suo presidente che in estate, forse per la prima volta da anni, non aveva messo mani al portafoglio per rinforzare la squadra. Carlo si è invece rimboccato le maniche, ha lavorato sulla psiche dei suoi giocatori convincendoli che la stagione poteva regalare ancora molte soddisfazioni, e così è stato. Adesso per Ancelotti c’è una nuova sfida, una ghiotta occasione: quella di diventare il primo allenatore del Chelsea a fare double (vittoria nel campionato e nella finale di FA Cup, la coppa nazionale che sabato 15 maggio vedrà il Chelsea opposto al Portsmouth). Ma, comunque andrà a finire, il primo anno di “Carletto” alla corte di sua maestà sarà un successo.