Re Bhumibol, una vita per l’unità
Sono pochi gli uomini politici di valore al mondo d’oggi. Uno se n’è appena andato, Nelson Mandela: un uomo che ha pagato con 27 anni di carcere la libertà di milioni d’essere umani, non solo in Sudafrica, ma in tutto il globo. Un uomo che ha dato tutto. Di persone così, d’intenso valore politico, ce ne sono davvero poche: direi sono rare. Purtroppo. Ma sono queste persone che ci danno speranza e voglia d’impegno in un mondo migliore: ci fanno vedere il futuro.
Anche in Asia abbiamo esempi poco felici: politici che lavorano per gli interessi della propria famiglia o del gruppo commerciale che ha finanziato la propria campagna elettorale. Gente a volte piccola che dà della politica il peggior esempio che ci possa essere. Ma, grazie al cielo, la Thailandia ha un esempio luminoso e di valore internazionale. È re Bhumibol Adulyadej: un primato di regno, dal 9 giugno 1946; un record. Essere re nel 2013 non è certo una cosa facile e svolgere questa funzione a 86 anni è sicuramente molto impegnativo. Ma lui, amato e rispettato dai suoi quasi 66 milioni di sudditi è un uomo che ha guidato il Paese «col dharma», come ebbe a dire il giorno della sua elezione; potremmo tradurre con virtù umane profonde, vere, universali: mitezza, verità, magnanimità, silenzio, fortezza, impegno, dedizione, bontà, umiltà.
Questo è re Bhumibol. Quest’uomo è veramente un esempio di dedizione amorosa per la sua gente. Quest’anno l’hanno salutato per il suo 86esimo compleanno nella cittadina di Hua Hin: Bangkok era ancora sottosopra per le manifestazioni, era più appropriato andare alla reggia della piccola cittadina del Sud e ricevere lì tutto l’amore di tanti, tantissimi, che hanno dormito persino per strada, per vederlo pochi attimi la mattina del 5 dicembre.
Sono ormai 67 anni di regno: 3 mila progetti finanziati col proprio denaro personale; tutto a favore della gente, esperimenti agricoli, progetti per un’economia autonoma, dighe, scuole, fiumi aritificiali. Un uomo infaticabile, che spende ancor oggi la maggior parte del tempo studiando, documentandosi e soprattutto progettando come poter meglio aiutare la sua gente. La sua gente, tutti coloro che abitano nel terriotrio comunemente chiamato "Muang Thai": non importa di che razza siano, se Karen, Kachin, Akha: se sei nato in Muan Thai sei un suo suddito figlio.
Nel suo discorso di compleanno, appuntamento annuale per i sudditi per poter carpire il suo pensiero, re Bhumibol ha richiamato la sua gente ancora una volta a «lavora insieme per l’unità e l’interesse comune del Paese», via per la felicità anche personale. Ha richiamato tutti al dovere nel compiere il proprio lavoro per il bene della nazione. Come dire: nessuno è autorizzato a usare la propria carica politica per interessi personali. Messaggio chiaro, indiretto e dritto alla questione d’interessa nazionale: basta con la politica di coloro che cercano e perseguono interessi personali o di gruppo: c’è di mezzo tutta la nazione di cui dobbiamo preoccupparci e occuparci tutti insieme.
Veramente re Bhumibol è amato così tanto che potrebbe essere difficile per noi europei capire quanto amore la gente senta ed esterni per il proprio re. Un uomo che contiua a regnare perché sa bene che una sua abdicazione potrebbe portare il caos nella nazione.
Re Bhumibol riesce ad essere, al momento attuale, il punto d’unità, di coesione di una nazione che è profondamente divisa in due schieramenti: è un compito estremamente difficile, oltre che, sotto alcuni aspetti, pericoloso. Ma non è la prima volta, per il monarca, doversi destreggiare tra contese e fazioni: non si è mai imposto in 67 anni e non ha mai preso la parte di nessuno; al massimo ha chiamato davanti a sé i contendenti, o ha aperto le porte del palazzo per farvi entrare chi fuggiva dalle mitragliatrici dei militari che sparavano dagli elicotteri.
Al momento si confrontano in Thailandia un movimento democratico di classe medio-alta, antagonista al governo di stampo capitalista, ma eletto con i voti della classe operaia e contadina (a detta di tanti analisti grazie ai voti comprati con denaro e promesse populiste alla fine irrealizzabili), e il governo uscente guidato da Yingluck Shinawatra. Una situazione di confronto-scontro in un Paese con ottime risorse finanziarie (chissà ancora per quanto), con una posizione geografica invidiabile, infrastrutture di prim’ordine e una popolazione con un’indole serena, pacifica e gentile che non ha mai conosciuto il giogo della colonizzazione.
Ma come tutte le famiglie ricche che hanno avuto tanto dalla vita, e in più un padre buono, ottimo, capace e intelligente, i figli devono dimostrare d’essere all’altezza dell'eredità dei genitori. Solo che per riuscire a dialogare c’è bisogno di quelle virtù politiche che non s’inventano dall’oggi al domani, né si comprano a poco prezzo: c’è bisogno d’onestà, di serenità, di compassione, magnanimità e un grande amore.
Sì, perché la politica, come Chiara Lubich ebbe a dire, «è l’amore degli amori». Per re Bhumibol quanto appena detto è vita d’ogni giorno, da 67 anni: è il monarca che ha regnato più a lungo in assoluto. Quelle virtù, re Bhumibol, le ha coltivate fin da giovane, quando studiava in Sivzzera. Le virtù politiche, appunto, si coltivano con lungo lavoro e dedizione: e questo costa fatica, oltre che impopolarità, a volte.
Spero che tutti saremo capaci d’ascoltare e di vivere di più il richiamo all’unità che hai appena pronunciato: ogni anno ce lo ricordi, ma quest’anno, certo, è stato speciale. È l’unica via per la pace e la prosperità del Paese e dell’umanità; per uno sviluppo che tenga conto di tutti e portato avanti da tutti. Perché in Asia, l’individuo da solo vale nulla; se vinciamo, dobbiamo farlo insieme, anche col nemico. Come se perdiamo: perdiamo tutti insieme. E la guerra, la lotta, l’odio sono sempre una sconfitta: soprattutto in politica. Questo è un messaggio forte e vero per tutti noi. È il messaggio dell’unità in politica.