Ravenna riparte riaprendo i musei

Il Parco Archeologico di Classe torna fruibile. La direttrice Masi: «Il Museo Classis riapre ed è più bello di prima!»: in poche ore ha offerto un'accoglienza di emergenza a 700 persone sfollate e 200 animali, adesso è un luogo della comunità

L’Italia, l’Europa e il mondo hanno ancora negli occhi le spaventose e drammatiche immagini dell’apocalittico nubifragio che nei giorni scorsi ha letteralmente sommerso di acqua e fango l’Emilia Romagna. Nessuno dimenticherà più i volti spaventati delle migliaia di alluvionati romagnoli che in pochi istanti hanno perso gli affetti, le case, le aziende e il lavoro di un’intera vita.

Ieri però, il 23 maggio 2023, oltre alle favorevoli previsioni meteorologiche di un corrusco sole su tutto il territorio emiliano, c’è stata anche un’altra bella notizia: il “Classis Ravenna – Museo della Città e del Territorio” ha riaperto al pubblico.

È mattino presto quando telefoniamo al museo e a risponderci è Antonio Amoroso già al suo posto di front office dell’Antico Porto Classis.

«Noi ci siamo! – esclama emozionato Antonio – Sto mettendo a posto le ultime cose nel bookshop e si riparte!».

Taluni si chiedono se difronte a una tragedia alluvionale di tale portata possa far notizia la riapertura di un museo. Forse no, ma la cifra umana e storica degna di nota è che il “Classis Ravenna” nei giorni terribili dell’alluvione, si è trasformato in un hub di prima accoglienza per gli alluvionati e per i loro animali domestici. Tutto ciò è stato possibile grazie all’intraprendenza, al coraggio e alla forza dei dirigenti e dipendenti del museo, nonché di amministratori, imprenditori, associazioni e cittadini ravennati.

«Ho ricevuto una chiamata di notte da parte del sindaco», ci dice Francesca Masi, direttrice della Fondazione “Ravennantica” che gestisce privatamente, tra i tanti monumenti, anche il museo Classis.

«Il sindaco – prosegue Masi – mi ha detto che c’era un grande problema sui fiumi Ronco e Montone e che un grandissimo quartiere era da evacuare e mi ha chiesto cosa ne pensassi di aprire la nostra struttura museale del Classis».

Francesca Masi non se lo è fatto  ripetere una seconda volta: «Era mezzanotte e quaranta – racconta la direttrice del Classis – quando mi ha telefonato il sindaco e due minuti dopo avevo già la mia auto in moto e sono andata ad aprire il museo. Alle 04:00 – prosegue Masi – è arrivato Giacomo Costantini che è l’assessore che ha avuto il coordinamento politico della nostro hub di accoglienza».

La macchina della solidarietà ha ingranato e «nel giro di 24 ore – racconta Francesca Masi – abbiamo ospitato nel museo Classis 700 persone e 200 animali che sono arrivati nel giro di due ore, tempo nel quale abbiamo procurato 900 pasti, per uomini e animali, e anche 700 brandine, la metà delle quali ce la siamo fatta arrivare dai nostri amici dei lidi balneari. Tutti dunque, nessuno escluso, hanno avuto una branda su cui riposare – commenta con orgoglio Masi, che con un sorriso aggiunge – mentre il museo era completamente ricoperto di sabbia!».

Apprendiamo anche dalla direttrice di “Ravennantica” che «a mobilitarsi immediatamente, in modo meraviglioso, sono state le associazioni di tutti i tipi: gli Ultras Ravenna, gli Arcigay, l’Associazione Nazionale di Polizia di Stato, gli Scout e la Protezione civile».

È stato dunque un lavoro corale, tanto che aggiunge Masi: «Una delle prime cose che è successa dopo che la curva dell’emergenza era un po’ calata, è che si è creato un “Coordinamento Classis” fatto da tutte queste associazioni, che rimarrà un coordinamento permanente e io troverò una sede nel museo perché è troppo bella questa cosa: si è creato un grandissimo amore per il museo!».

Il Museo Classis apre le sue sale agli alluvionati trasformandosi in un hub di prima accoglienza per gli alluvionati (Foto: Fondazione “Ravennatica”)

È nata dunque una vera e propria “flotta” di persone che insieme si sono rimboccate le maniche e hanno iniziato a lavorare alacremente per risollevare la cultura storica e archeologica dell’Emilia Romagna.

(Foto: Fondazione “Ravennatica”)

Non è forse un caso che “Classis” in latino voglia dire proprio “flotta” e che l’attuale luogo del museo fosse uno degli scali portuali più importanti del mondo romano. «Qui infatti – ci spiegano gli esperti – Ottaviano Augusto, verso la fine del I secolo a. C., fece costruire gli imponenti argini che consentivano alle navi l’accesso dal mare e fece insediare la flotta imperiale a controllo dell’intero Mediterraneo Orientale».

Non ci meravigliamo dunque che Ravenna, riemersa dall’alluvione, riorganizzi la sua “flotta” e riparta proprio dal Classis, il porto-museo che insieme agli altri luoghi del “Parco Archeologico” ravennate, racconta proprio il capolavoro di ingegneria fluviale dell’antica civiltà romana.

È la testimonianza di un’età antica in cui si decodificò il diritto fluviale e ci si dedicò con scrupolosa minuzia alla pratica della manutenzione degli argini fluviali, scrivendo delle preziose pagine che forse la polvere del tempo ha ricoperto e probabilmente fatto dimenticare.

Una ragione in più per ammirare oggi e riaprire uno straordinario luogo di memoria e civiltà come il Museo Classis.

«Ci tengo a dire – ci dice Francesca Masi – che oggi il museo riapre ed è più bello di prima; non è stato toccato niente, non c’è un graffio nonostante le immagini di 700 persone che abbiamo ospitato e confortato. C’è stato un grandissimo rispetto per tutti – aggiunge emozionata la direttrice – e fino a quando è stato possibile abbiamo fatto visite guidate per tutti, attività didattica e laboratori per i bambini. Poi, quando è arrivata l’emergenza l’abbiamo gestita e siamo riusciti ad ospitare tutti, nessuno è rimasto senza branda!».

Oltre al Classis si possono tornare a vistare anche la Domus dei tappeti di pietra, il Museo Tamo Mosaico, il Museo e casa di Dante, la Tomba di Dante, il Quadrarco di Braccioforte, la Cripta Rasponi e i Giardini pensili.

«Noi – ci dice Francesca Masi – abbiamo dimostrato che il museo è una struttura aperta al pubblico, un luogo della comunità e desideriamo che la comunità continui a sentirlo proprio a frequentarlo, a interagire con noi e a far sì che tutto ciò che facciamo sia frutto di un dialogo, mai di una scelta che viene da una parte sola. Il museo – conclude la direttrice – è comunità e l’ha dimostrato!».

A noi tutti allora non resta che recarci numerosissimi a Ravenna a visitare il Museo Classis!

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