Raoul e Madeleine
1935, Adzopé, Costa d’Avorio. La jeep si ferma ai bordi di uno stagno per una sosta.All’improvviso dalla foresta esce un gruppo di lebbrosi: coperti di stracci, viso e corpo corrosi dalla malattia, sguardo impaurito, evidentemente affamati. Raoul e Madeleine si guardano negli occhi. La lebbra… esiste ancora? Sì, è lì di fronte a loro. Uno choc. Sanno che da quel giorno la loro vita non sarà più la stessa. Ma che ci fanno lì?
Raoul Follereau ha seguito il richiamo di una voce. Una voce che, spentasi anni prima nella solitudine avvolta dal deserto della cittadina tuareg di Tamanrasset, l’ha raggiunto nella prosperosa Francia: la voce di Charles de Foucauld. Raoul ha sentito quel richiamo e l’ha seguito. Famoso a soli 17 anni per Il libro dell’amore, centrato sulla frase «essere felici è far felici» (10 milioni di copie tradotte in 35 lingue), Raoul, essendo giornalista, è riuscito a farsi mandare come inviato speciale dal giornale La Nation sulle orme di quel santo affascinante. E dopo aver visitato i luoghi di Foucauld, s’è imbarcato per un safari nel cuore dell’Africa. Al suo fianco, come sempre, Madeleine Boudou. Si sono conosciuti quando avevano 15 anni. Si sono subito innamorati. «Avevamo 30 anni fra tutti e due!», ripete Follereau, sorridendo. Si sposano a 22 anni. Una storia d’amore lunga una vita. Inseparabili, sempre assieme, una cosa sola.
Dopo il viaggio in Africa, Raoul e Madeleine tornano in Francia. Non hanno dubbi: la loro vita sarà dedicata ai lebbrosi. Ma dopo pochi anni l’Europa è percossa dalla pazzia nazista. Follereau è un personaggio in vista, scrittore, poeta, giornalista. Ha sempre professato apertamente la sua fede cattolica e le sue convinzioni antinaziste, al punto da definire pubblicamente Hitler “anticristo”. Raoul si dà alla clandestinità, come tanti della resistenza francese, e cerca rifugio in un convento di suore alla periferia di Lione. Fa il giardiniere. Ma continua a lavorare per i «suoi lebbrosi». Mentre infuria la guerra, nel 1942 lancia la sua “prima crociata”: l’iniziativa di solidarietà denominata “L’ora dei poveri”. Negli anni successivi ne seguiranno altre: il “Natale del padre de Foucauld”, la “Scarpetta del lebbroso”, lo “Sciopero dall’egoismo”, la “Giornata del lebbroso”. Grazie al suo carisma e alla sua tenacia, le iniziative hanno un successo incredibile.
Finita la guerra, Raoul viaggia dall’Africa all’Asia, fermandosi in varie isole dell’Oceano indiano, per conoscere a fondo la straziante realtà dei lebbrosi: «Nel secolo XX del Cristianesimo ho trovato lebbrosi in prigione, in manicomio, rinchiusi in cimiteri dissacrati, internati nel deserto con attorno filo spinato, riflettori e mitragliatrici. Ho visto le loro piaghe brulicare di mosche, i loro tuguri infetti, i guardiani col fucile. Ho visto un mondo inimmaginabile di orrori, dolore, disperazione». Nel 1953, con i soldi che è riuscito a racimolare in tante conferenze in giro per il mondo, inaugura, proprio ad Adzopé, la Città dei lebbrosi: una cittadina fatta di casette costruite al limitare della foresta, con laboratori, stazione radiofonica e cinematografo. Milioni di altri lebbrosi in tutto il mondo saranno poi aiutati. Mentre la Francia è attraversata dall’ebbrezza del ’68, Raoul continua la sua opera. Riesce a coinvolgere 4 milioni di persone, soprattutto giovani, per chiedere all’Onu «il costo di un giorno di guerra per la pace», e ad Usa e Urss di destinare il costo di un bombardiere per combattere la lebbra. La richiesta verrà ignorata, ma i numeri di Raoul Follereau sono impressionanti: cura e guarisce un milione di lebbrosi; percorre due milioni di km per raccogliere milioni di dollari per loro. Grazie alla sua dedizione, la piaga della lebbra è ridimensionata.
In tutto quello che fa, Raoul ha sempre al suo fianco Madeleine. Segretaria, assistente, consigliera. Presenza dolce, inossidabile. Viaggiano sempre assieme. «Quando si è in due, si è invincibili», dice Raoul. Non perde occasione per ricordare che ha potuto fare tanto solo perché lei era al suo fianco.
Raoul Follereau muore nel 1977, Madeleine Boudou nel 1991. Per entrambi, separatamente, da qualche anno è iniziato il processo di beatificazione. Oltre alla grande opera per i lebbrosi, che tutt’oggi continua, l’amore fra loro è il testamento più bello che ci lasciano. È stato infatti il loro reciproco affetto a guidare l’opera di Follereau. A fargli comprendere che il mondo ha bisogno di pane, ma anche di tenerezza.
Raoul Follereau oggi
L’opera di Raoul e di Madeleine Follereau continua a vivere nel lavoro di decine di organizzazioni nel mondo. In Italia dal 1961 l’attività di Raoul Follereau a favore dei malati di lebbra e contro tutte le “lebbre” del Sud del mondo è continuata dall’Aifo, Associazione italiana amici di Raoul Follereau. www.aifo.it