Ramuz o l’impossibile Eden

Il Canton Vaud, nella Svizzera romanda, ci riporta all’opera del suo scrittore più significativo: Charles-Ferdinand Ramuz
Charles-Ferdinand Ramuz

Il Canton Vaud è uno dei 26 cantoni svizzeri, situato nella parte sud-occidentale della Svizzera, con capitale Losanna. Territorio dalla geografia molto varia, si presenta montano a nord ovest con il Massiccio del Giura, attraversa l’Altipiano svizzero e riprende a divenire montuoso ad est con le Alpi bernesi, mentre a sud è quasi completamente bagnato dal lago Lemano.

È la terra dove è nato ed è morto Charles-Ferdinand Ramuz (1878-1947), scrittore, poeta, saggista vissuto tra qui e Parigi. Autore anche del libretto dell’Histoire du soldat, musicata da Stravinskij, è famoso soprattutto per romanzi come La Grand Peur dans la montagne, Derborence e Adamo ed Eva, ora tradotto in italiano da Armando Dadò, editore di Locarno.

Quello parlato e scritto da Ramuz era il francese della Svizzera romanda, diverso dal “buon francese” insegnato nelle scuole: l’unico però in cui egli si sentiva capace di esprimersi letterariamente. Per questo “suo francese” gli venivano rimproverati l’uso scorretto dei tempi dei verbi, le ripetizioni, la ruvidezza dello stile: elementi che, insieme all’accusa di aver generato un testo in bilico tra la predica filosofica e l’idillio, divisero la critica nel 1932, anno di pubblicazione di Adamo ed Eva. A dire il vero, fin dalle prime pagine mi è sembrato di avventurarmi su un suolo sconnesso, sconcertato dai “difetti” prima accennati. Presto però il disagio è sparito, assolutamente preso dalla lettura di questo testo singolare dalla genesi tormentata, «che è riduttivo definire romanzo, poiché include tratti teatrali e lampi poetici visionari».

La trama è quanto mai semplice, si direbbe banale. In un paesino di campagna Louis, giovane single amante della natura – un amore che è lo stesso di Ramuz per il mondo contadino e arcaico in cui è nato e vissuto – individua la compagna della sua vita nell’ancor più giovane Adrienne, conosciuta per caso (una richiesta di informazione stradale). Presto però il loro matrimonio viene turbato dall’insofferenza di lei, che di punto in bianco scompare. Nell’attesa del suo ritorno, Louis trascina giorni solitari tra casa e osteria. E intanto, per preparare un posto degno di Adrienne, lavora con passione creatrice al suo giardino quasi fosse un nuovo Eden da approntare, un quadro idilliaco al quale lei non potrà resistere: ingenuità di un sognatore alla ricerca di una impossibile perfezione. In effetti Adrienne ritorna, ma all’indomani della notte in cui i due sposi sperimentano l’unione coniugale, sarà Louis, disgustato dalla catena dei sensi ritenuti una trappola per perpetuare la specie, lui che si aspettava invece una fusione di anime, a ripudiare la giovane sposa.

L’opera si arricchisce di altri personaggi emblematici: il vecchio e smaliziato vagabondo Gourdou, «profeta di malaugurio», che avendo rinunciato ad una vita realizzata, vuol mettere in guardia lo sprovveduto Louis dal suo sogno di felicità; e Lydie, cameriera all’osteria, che senza avere le aspettative spirituali di Louis, accetta la vita con tutte le sue imperfezioni, e, dopo il fallimento del matrimonio di lui con Adrienne, lo “recupera” al suo amore sensuale (Louis da parte sua, per continuare a vivere – stavolta senza più illusioni – sembra rassegnato ad appagarsi di questo legame).

Il lettore a questo punto non nutre alcun dubbio sulla visione pessimistica circa la condizione umana, e in particolare il matrimonio, che emerge da questo testo nel quale Ramuz sembra voler fornire un suo commento alle prime pagine del Genesi, esplicitamente citate, considerate però non secondo un’ottica religiosa ma da una prospettiva simbolica, mitica. In realtà nel Libro Sacro non c’è solo la condanna dopo il peccato. Dio vuole l’uomo salvo, redento. Ma Ramuz non è andato oltre le prime righe di esso. Si è fermato sulla soglia.

Adamo ed Eva esprime così la solitudine sostanziale dell’essere umano e l’impossibilità di una comunicazione autentica. Ma è anche meditazione sull’uomo alla ricerca di assoluto, che se da una parte aspira all’Eden, dall’altra rischia invece di accontentarsi di ciò che appare più alla sua portata, facendosi inghiottire dalla grigia quotidianità.

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