Ramaphosa, nuovo presidente dell’Anc

In grave crisi di consensi, il partito che fu di Nelson Mandela lotta contro una disgregazione interna fatta di corruzioni e malcontento. Riuscirà il nuovo presidente a cambiare il clima politico ed economico del Paese?
Cyril Ramaphosa

Cyril Ramaphosa ha battuto il suo unico rivale, l’ex capo dell’Unione africana ed ex moglie di Jacob Zuma, Nkosazana Dlamini-Zuma. In un processo molto lungo, il 54° Congresso elettivo dell’African National Council (Anc) ha finalmente partorito un vincitore. Il partito al governo sarà ora guidato da Cyril Ramaphosa.

L’attesa è stata lunga, la suspense insostenibile dopo un processo elettorale che è andato a ricontare i voti espressi, dinanzi a più di 3 mila giornalisti il duello all’ultimo voto tra il vice-presidente e l’ex presidente della Commissione dell’Unione africana si è risolto a vantaggio del primo.

Con questo successo, Ramaphosa (65 anni, avvocato di formazione e vecchia figura nella lotta anti-apartheid) potrebbe diventare nel 2019 il nuovo presidente del Paese alla fine del mandato di Jacob Zuma, sempre in caso di vittoria dell’Anc alle elezioni generali. Ma è ancora troppo presto per dirlo, perché l’Anc sta perdendo slancio, minata da divisioni e corruzioni dilaganti. Si è trattato, alcuni osservatori l’hanno notato, di una festa sull’orlo dell’abisso. Le ultime due conferenze dell’Anc avevano in effetti dato alla luce due nuovi partiti formati da militanti ribelli: il Congresso del popolo (Cope, liberale) nel 2008 e Combattenti per la libertà economica (Fep, della sinistra radicale).

L’Anc ha regnato sul Sud Africa fin dalle prime elezioni libere nella storia del Paese, quelle che avevano portato Nelson Mandela alla presidenza nel 1994, nell’euforia della caduta del regime di apartheid. Nell’ultimo sondaggio nazionale, lo “Stato-partito” ha ottenuto il peggior punteggio nazionale, cioè meno del 54% dei voti, e in particolare ha perso il controllo delle città-simbolo come Johannesburg e Pretoria.

Cyril Ramaphosa troverà sul suo tavolo la pletora di scandali economici e finanziari che hanno segnato la presidenza di Jacob Zuma a capo di un Paese pur afflitto da difficoltà economiche. Questa è l’altra urgenza del nuovo capo del partito al governo: convince gli investitori che il suo arrivo a capo del partito metterà fine alle “incertezze politiche” che pesano sulla fragile economia del Paese. Crescita disperatamente lenta, aumento del deficit pubblico, disoccupazione di massa (+27%) e valuta fragile: la principale potenza industriale del continente africano lotta ancora per superare gli effetti della crisi finanziaria del 2008. Negli ultimi mesi, i mercati si sono dimostrati apertamente preoccupati per la retorica del presidente Zuma del “suo” candidato Nkosazana Dlamini-Zuma sulla necessaria «trasformazione radicale dell’economia» a favore della maggioranza nera.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons