Ramadan generoso a tutti voi

Iniziato il periodo di digiuno dei musulmani, un’occasione preziosa per stabilire rapporti veri anche nelle nostre città, sconfiggendo il clima di paura e di scetticismo che si respira e che i media insistono a fomentare
musulmani

È cominciato il mese di Ramadan, un periodo di digiuno per oltre un miliardo e settecento milioni di uomini e donne che seguono la religione musulmana. I musulmani praticanti adulti e sani, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, non possono mangiare, bere, fumare e praticare sesso. Al tramonto il digiuno viene interrotto con un dattero o un bicchiere d’acqua. Poi segue il pasto serale (iftar). Dura 29/39 giorni e, quest’anno, la sua fine è prevista per martedì 5 luglio.

 

Il digiuno rituale dei musulmani è ormai diventato un elemento caratteristico anche delle nostre città occidentali dove un tempo a stento se ne conosceva l’esistenza. Forse solo chi aveva studiato o chi aveva viaggiato molto ne era stato testimone. Oggi, invece, con il nostro Paese senza più multietnico e multiculturale, sono sempre più numerosi coloro che lo osservano e ne danno testimonianza: magari sono il nostro vicino di casa o il verduriere o semplicemente la famiglia dei compagni di scuola dei nostri figli. In Europa, poi, con una presenza musulmana che supera i quindici milioni il Ramadan è, ormai, una delle festività più celebrate, soprattutto nei Paesi e nei quartieri a più alta densità islamica.

 

Lo scorso anno mi aveva colpito molto l’immagine di profughi accampati sugli scogli di Ventimiglia in attesa di compiere il tentativo di attraversare il confine italo-francese per arrivare nel Paese transalpino. Sotto il sole cocente di luglio, praticamente senza nulla, se non la vita che avevano salvato dopo traversate di deserti e del mare Mediterraneo, osservavano con regolarità i momenti di preghiera e, accanto, spesso avevano un Corano. Nonostante le traversie e il rischio della vita, o forse proprio grazie a tutto questo, avevano mantenuto la loro fede e il mese di digiuno restava un momento sacro della loro esistenza. Dettagli che senza dubbio erano sfuggiti a media e osservatori nel grande cancan mediatico suscitato per creare, nell’opinione pubblica dei nostri Paesi, il clima di terrore per una invasione islamica.

 

Senza dubbio molto sta cambiando e molti si rendono conto che il mese di digiuno rituale è un’occasione preziosa per stabilire rapporti veri e di calore anche nelle nostre città, sconfiggendo il clima di paura e di scetticismo che si respira e che i media insistono a fomentare. Se veramente si desidera costruire una Europa e un’Italia di domani che siano culla di integrazione etnica e culturale, e dunque religiosa, non possiamo farci scappare la possibilità di condividere questi momenti con coloro che ci circondano e che celebrano questo mese di digiuno. Infatti, non mancano inviti a cene iftar da parte di comunità intere, ma anche a livello familiare e di vicinato. Sono occasioni preziose: il futuro dell’integrazione si gioca molto sulla celebrazione comune delle rispettive festività.

 

Molti i messaggi di questi giorni alle comunità musulmane nel mondo. Il presidente Obama, ormai a fine mandato, ha inviato un messaggio significativo ai cittadini americani che professano fede musulmana: «Con fermezza resto accanto alle comunità dei musulmani americani nel respingere le voci che vogliono dividerci o limitare le nostre libertà religiose o i nostri diritti civili». In Italia, il presidente della Commissione per il dialogo ecumenico e interreligioso della Conferenza episcopale italiana, mons. Ambrogio Spreafico, si è rivolto a uomini e donne di fede musulmana nel nostro Paese augurando che «ciascun credente riceva i benefici spirituali promessi a chi obbedisce ai precetti dell’Altissimo con intenzione retta e impegno sincero». Ha, poi, ricordato che «il mese sacro della fede musulmana si intreccia con un anno particolare della Chiesa cattolica, il Giubileo della misericordia: e quindi, ancora più intensamente vogliamo pregare Dio Clemente e Misericordioso, affinché Egli si degni di benedire voi e noi tutti!».

 

Il 20 gennaio scorso una delegazione musulmana in Vaticano aveva presentato a papa Francesco un invito ufficiale a visitare la grande moschea di Roma. Il desiderio espresso in quell'occasione dalla delegazione di cui faceva parte anche l’imam Yahya Pallavicini, vice presidente della Co.re.is – Comunità religiosa islamica italiana –, è che la visita si possa realizzare nell’Anno giubilare della misericordia.

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