Raid contro sedi scout
Due raid contro le sedi scout in Sicilia.
A Belpasso i malviventi hanno preso di mira una casa di campagna di contrada Rinazzi, che un sacerdote, don Alfio Signorelli, aveva lasciato in eredità alla parrocchia Madonna della Guardia. La casa è utilizzata per incontri parrocchiali, ma soprattutto dagli scout di Belpasso e di altre città. I malviventi hanno portato via alcuni tubi in acciaio (magro bottino), ma hanno divelto porte, finestre, sanitari. «Un episodio strano – spiega il parroco don Angelo Lello – chi ha agito lo ha fatto per guadagnare pochi spiccioli, procurando un danno ingente: dei balordi». Don Lello aggiunge: «Molti giovani sono abituati al “mordi e fuggi”, sono figli della società del “tutto e subito”. Hanno miriadi di informazioni, ma manca la formazione, la cultura». Belpasso non si ferma: la parrocchia, cuore pulsante dello storico quartiere di Borrello, riparerà la casa. Il sindaco, Daniele Giuseppe Maria Motta, commenta: «Hanno danneggiato una sede che serve soprattutto ai nostri ragazzi. È un atto vandalico senza giustificazioni. Gli scout svolgono un lavoro importante nella città».
Episodio simile a Noto: qui è stata vandalizzata la sede scout dell’ex chiesa di sant’Agata, un tempo cappella del vecchio ospedale Trigona. La Polizia ha denunciato a piede libero due giovani di 16 e 15 anni, per danneggiamento aggravato da discriminazione e odio razziale. Per entrare hanno praticato un foro nei locali attigui. Non hanno portato via nulla, ma hanno distrutto e lasciato scritte antisemite. Hanno ammesso e raccontato di avere fatto ciò che avevano visto sui social.
«Questi episodi ci preoccupano e ci interrogano sulla realtà che vivono i nostri giovani» afferma don Maurizio Novello, parroco della Cattedrale e delegato vescovile per la Pastorale scolastica e universitaria. Per il gruppo Agesci 1 di Noto gli atti vandalici sono «il segno di un vuoto culturale ed esistenziale che attanaglia la vita di molti giovani, un monito per le associazioni che operano nel sociale con i giovani, per le famiglie, per la comunità ecclesiale, per la politica locale. I ragazzi viaggiano veloci sui social, entrando in contatto con cattivi esempi di razzismo, di violenza verbale e virtuale, di intolleranza. Ragazzi “annoiati” cercano, deturpando, danneggiando e saccheggiando, un riscatto che non arriverà mai. Sono ragazzi ignoranti, ben lontani dagli ambienti nazifascisti o xenofobi. Ci piacerebbe avere l’occasione di incontrarli, di parlare con loro e di lavorare insieme per ripulire la nostra sede».