Rai, tutti un po’ più poveri
Con il nuovo regolamento Rai sulla par condicio, sono state sospese le trasmissioni di approfondimento politico. Aprendo un vuoto informativo ed economico difficilmente colmabile.
Non sempre la toppa è peggio del buco. Ad esempio, quella piazzata ieri dal direttore di Raitre Antonio Di Bella in prima serata per coprire lo sbrego aperto dall’improvvisa cancellazione di Ballarò non era affatto male. Si trattava di Dittatura, documentario in bianco e nero in perfetto stile Istituto Luce, sull’avvento del fascismo. Un modo elegante e neanche troppo nascosto per segnalare il rischio che corre il nostro Paese, l’unico dove, ad un mese dal voto, c’è chi decide di cancellare gli spazi di approfondimento e di discussione politica, coprendosi con la foglia di fico della par condicio.
Ora si potrà discutere per giorni sulla presunta faziosità delle trasmissioni oscurate. E tra l’altro, se non va in onda Santoro e il suo circo rosso, anche sulle poltroncine bianche di Vespa per un po’ non si siederà più alcun politico. Quello che però nessuno, di qualsiasi orientamento sia, potrà mettere mai in dubbio è che da oggi saremo tutti un po’ più poveri. Con l’avvento delle vecchie tribune politiche (e a quando il ritorno del Carosello e dell’Almanacco del giorno dopo?) avremo meno informazioni, meno possibilità di sapere e di giudicare. E tutto questo in un momento in cui il bisogno di sapere è più alto. L’apparente routine delle elezioni regionali, si sta infatti infiammando per errori burocratici, nomi impresentabili e candidature cancellate, rappresentanti di lista attardatisi a mangiar panini.
Ad essere più povera sarà anche la Rai, e che ad averlo deciso sia stato proprio il consiglio di amministrazione dell’azienda, applicando il regolamento varato dalla commissione di vigilanza, rende la cosa ancora più paradossale. Pensateci. Quei programmi sono un fiore all’occhiello del servizio pubblico, tra i più visti dagli spettatori, i più appetibili dagli investitori pubblicitari. Quelli insomma che portano più soldi ad un’azienda che tra l’altro, per i bilanci in rosso, è costretta anche ad aumentare il canone. Ebbene, chi quell’azienda la dirige, decide che non è un danno regalare quegli spazi alla concorrenza. È come se alla Coca Cola decidessero per un mese di ritirare dagli scaffali le bottiglie con le bollicine. Immaginarsi lo champagne che scorrerebbe alla Pepsi. A fiumi.
D’altronde sono i numeri che parlano. Ieri sera hanno visto Dittatura su Raitre poco più di due milioni di spettatori, per uno share dell’8,36 per cento. Nello stesso orario martedì scorso Ballarò lo avevano visto quasi quattro milioni di italiani, con uno share del 15, 16 per cento. Esattamente il doppio. Ecco allora cosa accadrà: migrazione di massa di spettatori e pubblicità sulle reti Mediaset. Al cui proprietario risponde indirettamente anche la maggioranza del Consiglio d’amministrazione della Rai.