Ragazzi violenti

Sono un padre di due adolescenti molto preoccupato: spesso si sentono notizie terribili come quella recente che ha visto morire un funzionario di polizia per mano di alcuni ragazzi o altri fatti di cronaca aventi per argomento l’ennesima violenza da parte di bande di giovani teppisti. Stiamo costruendo una società senza regole, aggressiva e violenta?. Mario – Viterbo Di fronte a certi episodi di violenza giovanile si rimane sconcertati e la gravità è data dal fatto che spesso gli autori non sono ragazzi abbandonati o con famiglie destrutturate, ma persone che vivono in ambiti educativi apparentemente normali. Tuttavia, occorre subito dire che oggi la violenza dei giovani non è in aumento. I dati statistici comparati con quelli degli ultimi dieci anni rilevano un sostanziale pareggio. Ogni anno, circa quattro ragazzi su mille vengono denunciati alla procura e solo per due di questi le autorità iniziano le azioni penali. Spesso sono i giornali che enfatizzano gli avvenimenti, col rischio di presentarci una società con giovani violenti e degenerati, aumentando negli adulti, la critica negativa verso le giovani generazioni. D’altra parte non è da trascurare il fenomeno, come se tutto andasse bene. Le cause di esso sono da ricercarsi soprattutto nei modelli educativi che la famiglia, la comunità territoriale, la scuola e i mass media trasmettono: vedi i videogames destinati ai minori o le trasmissioni tipo Wrestling, che si basano sostanzialmente sull’eliminazione dell’avversario per mezzo di azioni violente. Ciò implica un’influenza estremamente negativa nei bambini e ragazzi che potrebbe anche tradursi in atti di teppismo e di violenza oppure discriminazione verso quelli più deboli e fragili. Allora, cosa si può fare? Il discorso sarebbe lungo, ma mi sembra importante che ogni intervento sia volto verso un’educazione alla prosocialità e all’altruismo, come antidoto e prevenzione verso qualsiasi forma di bullismo e di prevaricazione. L’educazione prosociale deve iniziare in famiglia e continuare nella scuola, sin da quella materna, con interventi e stimoli coerenti. Un’educazione alle emozioni e alla diversità dovrebbe esserci in ogni programmazione didattico-formativa. Inoltre sarebbe bene curare la formazione dei genitori promuovendo corsi, incontri fra famiglie e interventi di sostegno e di autoaiuto a quanti operano nell’ambito educativo, e approfondire tali argomenti anche in rubriche televisive e dibattiti. Tutto ciò permetterà una crescita dei nostri figli propensa alla cooperazione, alla solidarietà, all’altruismo e soprattutto a vedere l’altro non come un nemico da vincere, ma come una opportunità per la realizzazione della personalità e della società intera. acetiezio@iol.it

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