Ragazzi, grazie lo stesso

L’Italia vice campione d’Europa dietro la Spagna tra rimpianti e voglia di futuro.
Dopo la finale agli Europei

Abbiamo imparato a vincere, come non ci succedeva da tempo (chi si scorda il Mondiale sudafricano di due anni fa quando l’Italia uscì al primo turno?) e forse stiamo imparando a perdere. La nazionale azzurra, rinata dalle ceneri grazie a un condottiero, tal Cesare Prandelli, in grado di fare di una lista di giocatori una squadra, ci ha fatto sognare, ammettiamolo.

Pochi quelli che avrebbero scommesso su un’Italia in finale, e il passaggio difficile del primo turno aveva confermato i più scettici. Ma la dimostrazione di carattere che ci ha permesso di eliminare l’Inghilterra prima e la Germania poi, ci aveva fatto ricredere. La favola è finita però in lacrime.

Eppure, per una volta, anche sconfitti, la parola più diffusa, pure da parte di tanti giornalisti col vizio della denigrazione, è stata “grazie”. Grazie perché non si può negare che i giocatori ce l’abbiano messa tutta, supplendo col cuore e con la testa ad una condizione fisica carente, che ha chiesto il conto nella serata di Kiev con il sonoro 4-0; grazie perché lo spirito di squadra ha potenziato le individualità e supplito alle carenze dei singoli; grazie perché un commissario tecnico ha dimostrato che dare fiducia ripaga.
Scusate se è poco.

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