Ragazzi di strada diventano compositori
I giovani musicisti ed educatori padovani del progetto G.R.A.C.E., nel loro quarto viaggio in India, hanno proseguito il lavoro intrapreso. Con risultati inaspettati e una grande sorpresa.
India, capitolo quattro. Sono appena tornati dal loro quarto viaggio nel subcontinente i giovani musicisti ed educatori di G.R.A.C.E. (dalle iniziali dei loro nomi), un progetto di insegnamento della musica ai bambini di strada, orfani e abbandonati accolti dalla ong Care&Share, di cui avevamo già parlato su Città Nuova (clicca qui per leggere l’articolo).
La nostra interlocutrice, la musicista Chiara Beltrame, ci aveva lasciati prima della partenza illustrando le loro intenzioni per questa nuova fase: riprendere il lavoro fatto, rendere i ragazzi indipendenti nell’apprendimento, e cercare un modo per permettere ai più meritevoli di frequentare la versione locale dei nostri conservatori grazie a convenzioni con questi istituti e a sponsorizzazioni.
Dopo tre settimane nel villaggio di Daddy’s Home, la ritroviamo soddisfatta. La prima sorpresa li aspettava già al loro arrivo: «Uno dei ragazzi che avevamo seguito – racconta – ci ha accolti con la chitarra, facendoci sentire una canzone composta da lui. Vedere che era arrivato da solo ad un risultato così alto è stato il miglior benvenuto che avremmo potuto ricevere».
Il lavoro è proseguito anche con nuovi partecipanti ai laboratori, che fortunatamente si sono integrati bene nei gruppi raggiungendo risultati inaspettati. Il prodotto finale è stato uno spettacolo per tutto il villaggio di Butterfly Hill e Daddy’s Home, in cui i ragazzi hanno avuto modo di trasmettere la loro esperienza anche al di fuori della comunità in cui vivono.
Nota – è proprio il caso di dirlo – particolare di questo quarto viaggio è stata la composizione della canzone Grace, il cui testo è nato direttamente dai ragazzi: «Durante la mia precedente permanenza in India – riferisce Chiara – avevo chiesto di scrivere su dei cartelloni che cos’era la musica per loro. Ne sono uscite espressioni come “la musica è la preghiera della mia anima”, “è il mio cuore che batte insieme al tuo”, che abbiamo poi messo insieme nel testo della canzone». E sono stati gli stessi ragazzi ad inciderla durante queste tre settimane di agosto. Canzone che potrebbe diventare un mezzo di autofinanziamento: «Stiamo valutando la possibilità di renderla scaricabile dal sito – prosegue Chiara – e utilizzare i proventi per portare avanti il progetto».
Anche la collaborazione con la locale scuola di musica è andata avanti: sebbene non sia stato possibile avere un insegnante che faccia regolarmente lezione nel villaggio, alcuni ragazzi seguono una tantum le lezioni presso l’istituto. «Per quanto tutti i ragazzi siano sponsorizzati a distanza – spiega Chiara – i costi della scuola sono così alti che non è possibile fare di più. Vorremmo però trovare un modo per pagare la retta almeno ai più meritevoli».
Anche per quanto riguarda l’obiettivo di rendere i ragazzi indipendenti nell’apprendimento tramite un insegnamento adeguato il quadro è promettente: «Ora che abbiamo avuto conferma che sanno addirittura comporre da soli, abbiamo lasciato loro parecchio materiale per lavorare in nostra assenza». Chissà che cosa troveranno al nuovo ritorno.