I ragazzi dei Dardenne
Presentato nella sezione Alice della Festa di Roma e premiato a Cannes, arriva L’età giovane dei fratelli Dardenne. Specializzati nel raccontare in modo asciutto il mondo dei ragazzi – indimenticabile il loro Rosetta –, anche questa volta affidano a una recitazione scabra, senza musiche, a una narrazione rapida e senza compiacimento ma ricca di cuore, la vicenda del tredicenne Ahmed. È cresciuto nel Belgio moderno e aperto di oggi, ma è affascinato dal suo iman Youssouf, che professa ideali di purezza e di castigo contro chi non rispetta le regole della religione musulmana. Così il ragazzo, con il rigore tipico degli adolescenti, insulta la madre e le sorelle che “vestono come prostitute” e ce l’ha con Inès, l’insegnante di arabo, ma occidentalizzata: per lui una apostata che merita la morte.
È la storia, già vista al cinema, di giovani fondamentalisti pronti ad essere arruolati nel radicalismo religioso. Ahmed segue rigidamente le regole di purità igienica e le preghiere giornaliere ed è apertamente ostile all’insegnante, tanto da cercare di ucciderla. Portato in un ambiente di rieducazione, affronta un percorso difficile: non si smuove, nemmeno di fronte alla disperazione della madre vedova. Lavorando in una fattoria, conosce una sua coetanea figlia del proprietario che ha una cotta per lui. Rimasti soli si scambiano un bacio, ma lei è troppo ardita – oggi sono le ragazze che prendono l’iniziativa con i maschi – e per di più non crede in nulla – anche questo è un aspetto dei ragazzi europei –, suscitando il rifiuto e la condanna da parte di Ahmed. Il quale dovrebbe incontrare la sua vittima: ma Inès non se la sente. È allora lui che fugge e la ricerca per ucciderla. Ma il destino che lo aspetta sarà diverso.
Dovrebbero vederlo il film, ragazzi e genitori. Il mondo adolescenziale europeo è infatti attraversato da estremismi opposti. Da una parte chi segue rigidamente la tradizione in cui è cresciuto – gli immigrati in particolare –, dall’altra chi non crede in nulla se non nella propria libertà. Ma tutti hanno sete di qualcosa di grande. I Dardenne tratteggiano con lucidità e delicatezza la vicenda del tredicenne, affascinato da ideali pericolosi, eppure ancora piccolo, bisognoso di affetto e forse di perdono, al primo vero incontro con il dolore. Con tatto ed equilibrio il film entra nella sofferenza del ragazzo e in quella della madre, pensando ai tanti Ahmed – musulmani e non – che popolano le nostre vite e hanno bisogno di vivere accompagnati nel percorso difficile dell’adolescenza.