Radice trinitaria della famiglia
Oggi, molto spesso, guardiamo con preoccupazione, disagio, forse agitazione alla famiglia, perché immediatamente balzano al nostro sguardo le criticità e le diverse letture culturali che di essa si danno. Ci può essere di aiuto e di conforto allora avere presente ciò che essa è nel disegno originario di Dio per trarre ispirazione riguardo al suo “dover essere”, al suo orizzonte di senso. A questo ci invita Chiara Lubich: puntare lo sguardo sul progetto originario che Dio ha messo in atto creando l’uomo e la donna, e tradurlo in amore sollecito, delicato e misericordioso finalizzato al bene di ogni persona che ci passa accanto.
La famiglia è intrecciata indissolubilmente col mistero della vita stessa di Dio, che è Unità e Trinità: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò e li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra» (Gen 1, 27-28).
E quando qualcuno chiese a Gesù di parlare del matrimonio, egli citò proprio questa frase della Genesi, raccomandando di andare “al principio” per capire qualcosa del mistero dell’amore sponsale. Quando Dio ha creato il genere umano, ha plasmato dunque una famiglia, cioè un uomo e una donna chiamati alla comunione, a immagine del mistero d’amore del suo stesso essere; chiamati alla fecondità e all’uso di tutto il creato, a somiglianza della inesauribile paternità di Dio.
«Alla luce del Nuovo Testamento – afferma Giovanni Paolo II – è possibile intravedere in Dio stesso, nel mistero trinitario della sua vita, il modello originario della famiglia. Il Noi divino costituisce il modello eterno del noi umano, di quel noi innanzitutto, che è formato dall’uomo e dalla donna, creati a immagine e somiglianza divina» (Lettera alle famiglie, 6). Proprio qui la famiglia affonda le sue radici.
Il mistero dell’amore avvolge certamente tutto il creato. Leggi d’amore sono le leggi della natura e l’amore umano riassume e sublima questo continuo gioco di unità e distinzione.
da La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2006, pp. 271-272.
a cura di Donato Falmi