Rabbia

Leggendo le tue rubriche su Città Nuova ho l’impressione che tu sia “arrabbiato” dentro. (Lucia - Bergamo)

Benvenuta Lucia. Difficile è per me esprimere ciò che sento e penso. Credo che chiunque al mio posto sarebbe furioso: immagina di avere dentro un mondo di emozioni, percezioni, idee, ma non poterle comunicare. Terribile, no? Facile lasciarsi andare alla frustrazione. Prima di tutto provo rabbia nei confronti di me stesso perché per quanti sforzi faccia non riesco a parlare come vorrei. Immagina di avere un bavaglio: il mio modo di relazionarmi non lascia passare le parole. Utilizzo sguardi, suoni, frasi che trovo già memorizzate nella mia mente. Poi mi dispiace che gli altri non mi capiscano o pensino che sono stupido.

Molte persone non conoscono l’autismo e ne hanno paura. Immagina di avere davanti persone che anziché parlare “con” te parlino “di” te come se fossi sordo o incapace di comprendere quello che si sta dicendo. Con l’autismo devi uscire da molte gabbie ma sei senza chiavi: il mondo è oltre le sbarre, lo vedi ma non ci puoi arrivare senza aiuto. E non sai chiedere aiuto. Dentro ogni persona autistica esiste un universo. Io ho trovato un contesto favorevole che mi ha consentito di trovare canali di comunicazione alternativi pure a fronte di un autismo grave, ma a volte sento di dover esprimere il dolore di chi non viene compreso o aiutato come dovrebbe.

La vita offre possibilità, occasioni, gioie. A tutti. La società deve cambiare perché tutti possano apprezzare la bellezza dell’esistenza e il suo valore. Il mio compito è fare da ponte per far conoscere e comprendere la diversità: anche la rabbia trasformata in forza comunicativa è utile.

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