Qui è in gioco la persona
Dopo l’approvazione delle relazioni “Tarabella e Panzeri” il Parlamento Europeo ha approvato la relazione “Noichl” dal nome della sua autrice avente a oggetto “La strategia dell’Unione Europea per la parità tra donne e uomini dopo il 2015”.
La relazione giustamente evidenzia quanta sia ancora lunga la strada da percorrere per pervenire alla reale parità uomo – donna in alcuni contesti come quelli dell’istruzione, dell’accesso al mercato del lavoro e dell’equa retribuzione e altrettanto giustamente sollecita un maggiore impegno per contrastare il fenomeno sempre più diffuso della violenza sulle donne.
Sin qui tutto bene senonché la relazione affronta altri temi sensibili dal punto di vista etico morale come l’equiparazione alla famiglia naturale (quella tra un uomo e una donna) delle unioni omogenitoriali (tra persone dello stesso sesso).
La questione non è solo quella di riconoscere dei diritti alle persone che intendono vedere riconosciuta una unione affettiva (su questo ci siamo già espressi in maniera chiara in nostri precedenti articoli) bensì quella di continuare a riconoscere e chiamare le cose con il nome che è loro proprio, in relazione alla loro primigenia natura.
La tesi in forza della quale il concetto di famiglia è suscettibile di definizioni evolutive determinate dai cambiamenti sociali non ci convince.
Altro è affermare che i cambiamenti culturali e sociali portano alla formazione di unioni di vita diverse nel tempo (come quella tra persone dello stesso sesso) e altro è affermare che queste unioni costituiscono nuova forma di famiglia.
Preoccupa poi che il cammino intrapreso in Europa, seppure con l’adozione di raccomandazioni che non hanno effetto vincolante sulle legislazioni dei singoli Stati, comporta proposte come quella di elevare l’interruzione volontaria di gravidanza a “diritto umano fondamentale” o come quella di introdurre nella scuola, senza il previo consenso delle famiglie alle quali compete il primario compito educativo, lezioni di educazione sessuale a sostegno dell’ideologia gender e infine di consentire l’accesso alla fecondazione artificiale per single e coppie gay.
Forse abbiamo sottovalutato le potenzialità e i rischi del livello europeo sui temi, come quello sulla famiglia, sul presupposto che tanto poi in Italia decidevano gli italiani.
La conseguenza è che in sede di votazione a Strasburgo sulla relazione “Noichl”, presenti 730 eurodeputati, 341 hanno votato a favore, 281 hanno espresso voto contrario e 81 si sono astenuti.
A questi ultimi, tra i quali alcuni nostri eletti, chiediamo “più coraggio”: qui non è in gioco solo la difesa di una istituzione, quella familiare, su cui è fondata la storia e la cultura del nostro continente ma, quel che più conta, il futuro dell’uomo.