Questo matrimonio non s’ha da fare?
Se mi ero chiesta più volte la ragione profonda dell'esistenza di un lavoro tanto bizzarro quanto quello del wedding planner (per i non anglofili, l'organizzatore di matrimoni), da quando ho fissato la data del grande evento ho trovato una risposta: tra preparazione degli inviti, ricerca del ristorante o del catering, lista degli ospiti – facendo attenzione a non dimenticare zia Agilulfa, mai vista negli ultimi dieci anni, ma che si offenderà a morte se verrà lasciata fuori –, e varie ed eventuali, ce n'è a sufficienza per farne un impiego a tempo pieno. Soprattutto nel caso in cui vi venga la malaugurata idea di fare una cosa low cost: l'opzione “matrimonio alla buona” pare non essere contemplata, se non a prezzo – è il caso di dirlo – di lunghe ed estenuanti ricerche non solo del miglior offerente, ma soprattutto del sistema per contenere i costi.
Per quanto riguarda gli inviti, in realtà, la cosa è relativamente semplice. Se disponete di un buon software grafico (ne esistono diversi scaricabili gratuitamente) e delle conoscenze necessarie per usarlo – o di un fratello o amico schiavizzabile a tal fine –, non ci vuole molto: nel giro di poche ore la cosa sarà fatta, e spedibile pure via mail. Buona anche l'idea di allegare un video, in cui gli sposi invitano in viva voce i loro ospiti. Se invece volete proprio farvi del male, lanciate la stampa e dedicatevi ad imbustare (buon lavoro): i costi di carta e francobolli non sono indifferenti, ma comunque inferiori a quelli – in termini di tempo e salute mentale – della ricerca di tutti gli indirizzi postali.
Più complicata la questione ricevimento. Se pensate che rivolgervi ad un catering piuttosto che a un ristorante consenta di risparmiare e fare una cosa più informale – e chi ha voglia di passare ore seduto ad un tavolo? -, mi spiace deludervi: potreste trovarvi davanti un preventivo sostanzialmente uguale, nonché un caterer perplesso che sgrana gli occhi esclamando «ma è un pranzo di matrimonio!» quando affermate di non volere 25 portate. A poco serve tuonare contro i ristoratori, che appena sentono la parola “matrimonio” raddoppiano i prezzi: «Per una cena qualsiasi posso andare sul posto in giornata – cerca di riportarmi alla ragione Valerio, di Magnolia Eventi –, mentre per un matrimonio devo iniziare a lavorarci almeno 15 giorni prima: c'è da allestire la sala, preparare il menù, fare modifiche nella disposizione tavoli perché il numero degli invitati varia fino all'ultimo… e poi le spose cambiano idea continuamente!». Insomma, è una battaglia persa. Dato che il cibo influisce solo per il 10-15 per cento sul costo finale, meglio risparmiare sulla logistica puntando su un menù che richieda meno lavoro: «Ottimo è il finger food – consiglia Valerio –, gli antipasti monoporzione: si fanno al momento, e si butta via poco». Ma anche così, miracoli non se ne fanno.
Non resta che fare ciò che si fa sempre nell'era di Wikipedia: cercare su Internet, sperando di trovare qualche occasione. Il numero di siti dedicati all'organizzazione di matrimoni è tale da scoraggiare il navigatore medio: tanto che qualcuno ha pensato di aprire un “outlet virtuale” delle nozze per facilitare la vita ai poveri internauti. E infatti “Nozze outlet” è il nome di un portale che partirà a fine aprile, «e raggrupperà tutti gli operatori del settore che intendono fare un'offerta – si entusiasma Giuseppina Raia, una delle ideatrici –: dagli sconti sui confetti fino a esaurimento scorte, a quelli sul servizio catering validi solo in certe date». Insomma, con un po' di fortuna qualcosa si può trovare.
A ogni modo, dopo aver girato tutti i ristoranti, catering, pasticcerie e fiorerie nel raggio di 100 km da casa, il consiglio migliore resta sempre quello di un amico che per le nozze ci è già passato: «Ricordatevi che state organizzando il vostro matrimonio, non un evento». Buono a sapersi.